NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Giochi 2020, Bordin: "La candidatura italiana sarà vincente"

Il campione olimpico di maratona a Seul 1988 tifa Venezia: "Ospitare un evento simile sarebbe un volano per decine di anni"

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Giochi 2020, Bordin: "La candidatura italiana sarà

LA SCHEDA / CHI È

Gelindo Bordin, 51 anni (li compirà fra pochi giorni, il 2 aprile), è nato a Longare, dove tuttora risiede, anche se di fatto vive nel Trevigiano: ricopre infatti il ruolo di direttore marketing della Diadora di Caerano San Marco, dall'estate scorsa appartenente al Gruppo Geox. Si è avvicinato all'atletica con le corse su terra nel G.S. Montegalda passando poi alla Fiamma Vicenza e al Gaac Verona, allenato da Giacomo Dalla Pria e poi da Gianni Ghidini. Inizialmente ha corso principalmente le campestri e le corse su strada, vincendo il campionato italiano allievi di maratonina nel 1976 e nel 1978. Nel 1984, a soli 25 anni, ha fatto il suo esordio nella maratona, imponendosi a Milano in 2h13'20". La vittoria che l'ha fatto diventare uno dei più grandi della specialità è la medaglia d'oro conquistata alla maratona di Seul 1988, dopo una rimonta entusiasmante in cui riuscì a superare prima dell'ultimo chilometro Douglas Wakiihuri (Kenya) e Ahmed Salah (Gibuti). Nel suo palmares c'è anche un bronzo ai mondiali di Roma 1987 e due titoli europei assoluti, a Stoccarda nel 1986 (quando batté in volata un altro vicentino, Orlando Pizzolato) e Spalato nel 1990. Per nove anni, dal 1988 al 1997, è stato primatista italiano: un doppio record, realizzato sempre a Boston, 2h09'27" nel 1988 e 2h08'19" due anni dopo. Il 13 aprile 2008, a 49 anni, ha partecipa alla maratona di Torino portandola a termine in 3h05'27", mentre il prossimo 19 aprile tornerà a correre la maratona di Boston, esattamente a 20 anni dal suo record.

 
(C.R.) Proprio la settimana scorsa la Domenica di Vicenza.it gli aveva dedicato un servizio dopo l'annuncio di un suo ritorno in gara, o meglio in strada, alla maratona di Boston di lunedì 19 aprile. Un ritorno tutt'altro che banale quello di Gelindo Bordin, il campione olimpico di specialità a Seul 1988, il primo italiano capace di vincere (ad Atene 2004 toccherà a Stefano Baldini fare il bis) la gara simbolo delle Olimpiadi. Lui, il campione di Lerino, da sempre legato alla terra vicentina, già era tornato a mettersi in discussione sulla distanza dei 42.195 metri nella primavera di due anni fa, a Torino, che ha concluso in 3h05'27". Questa volta vuole correre sotto le tre ore, ma da buon scaramantico (come buona parte degli atleti...) preferisce non aggiungere altro.

Senta Bordin, quando si parla di lei l'immagine è il trionfo alla maratona di Seul di 22 anni. Adesso in Veneto si sta sognando un'altra Olimpiade...

«Se è per questo mi ci metto in mezzo anch'io, perché ospitare un'Olimpiade sarebbe un evento straordinario, impensabile per certi aspetti. Ormai è chiaro, come hanno evidenziato le ultime edizioni, che ospitare un'edizione dei Giochi estivi, se ci muove facendo le cose per bene, non è più una spesa ma un guadagno straordinario».

Lei è un simbolo dello sport vicentino e veneto: il comitato di Venezia 2020 l'ha coinvolta direttamente?

«Sì, mi era stato chiesto ma in questo periodo sono molto impegnato con il mio lavoro alla Diadora e non sarei riuscito a dedicare il tempo che ci sarebbe voluto. Ho garantito il mio supporto morale, pronto a garantire un'ulteriore disponibilità nel caso in cui le cose andassero in un certo modo. In ogni caso al progetto in qualche modo ho aderito».

Il primo round sarà tra Venezia e Roma?

«Secondo me la sfida è più aperta di quanto si possa pensare, anche se indubbiamente alla fine conterà la politica più che lo sport. Ma penso anche che Venezia non correrà sola, probabilmente avrà l'appoggio di tutto il Nord Italia».

Dal punto di vista logistico chi potrebbe essere favorita?

«Probabilmente Roma, visto che anche nelle ultime Olimpiadi si è cercato di concentrare i Giochi in un'area enorme, ma comunque circoscritta. Tuttavia la proposta di Venezia e del Veneto rimane di grande impatto».

Poi ci sarà da confrontarsi con il mondo...

«È un altro discorso, legato alla geopolitica e alla rotazione. Considerando che le Olimpiadi 2008 si sono tenute in Cina, quelle del 2012 saranno ospitate a Londra e quelle del 2016 in Brasile, quindi in Sudamerica, l'impressione è che nel 2020 possa esserci una candidatura forte degli Stati Uniti».

Per la verità Chicago era già in lizza per il 2016, sponsorizzata dal presidente Obama...

«Certo, ma credo abbia pesato il fatto delle "vicine" edizioni americane di Los Angeles 1984 e Atlanta 1996. Nel 2020 sarebbe passato quasi un quarto di secolo».

Mancherebbe l'Africa...

«L'unico Stato attualmente in grado di ospitare i Giochi sarebbe il Sudafrica, che però avrà i mondiali di calcio quest'anno. Difficile due eventi così universali a distanza di pochi anni. Una cosa è certa...».

Cosa?

«Venezia o Roma che sia, sarà comunque una candidatura forte. Città uniche al mondo, conosciute e amate dappertutto. A mio parere l'Italia si giocherà sino in fondo le sue carte».

Una domanda obbligata: dovesse vincere il Veneto che maratona potrebbe essere proposta?

«Credo simile a quella dell'attuale maratona di Venezia, a mio parere una delle più belle e affascinanti del mondo. Io l'ho vinta nel 1990 in 2h13'42", nello stesso anno in cui vinsi a Boston con il record italiano e mi riconfermai campione europeo, impresa mai compiuta da nessun maratoneta».

Maratona olimpica di Venezia senza però l'arrivo in piazza San Marco...

«Sì, credo sarebbe proprio così. Inevitabile che l'arrivo avvenga dentro lo stadio olimpico, davanti a 80 mila spettatori, che qualche ora dopo si gusterebbero, come prevede il programma standard, la cerimonia di chiusura. Il cuore di Venezia, con i suoi ponti, ne resterebbe fuori, perché vedo difficile si possa transitare in piazza San Marco per poi tornare indietro. Comunque tra ville palladiane e la zona del Brenta sarebbe comunque una splendida maratona».

Torniamo all'aspetto extrasportivo. Immaginiamo che lei si auguri un'Olimpiade in casa anche nelle vesti di manager di una storica azienda di abbigliamento sportivo?

«Indubbiamente sì, per tutta l'economia italiana del settore sarebbe un business colossale i Giochi in Italia. Ma se devo sognare lo faccio per Venezia, perché penso ai vantaggi, ad esempio a livello turistico e culturale e di promozione, per città come Vicenza, Padova, Treviso e Verona, anche se quest'ultima è già conosciuta in tutto il mondo».

Se mai vincesse Venezia 2010 proverebbe il tracciato olimpico di maratona?

«Fra sette-otto anni sarei vicino ai 60 anni ... però potrei correre, che ne so, in 4 ore, 4 ore e mezzo. Vedremo, intanto tifiamo Venezia».

nr. 11 anno XV del 27 marzo 2010

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