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Il fine, per Brigida Pavin è quello sicuramente di trasmettere nella ricerca artistica "la luce dell'ideale", quella tensione spirituale che l'ha spinta verso le teorie e gli insegnamenti di Donald Hall, della Libera Scuola di pittura di Bolzano, profondo conoscitore delle teorie di Rudolf Steiner. I fiori, le forme idealizzate della natura scivolano negli acquerelli attraverso il diaframma del dissolvimento nella luminosità, arrestandosi nel lavoro dell'artista sull'approdo di un'immagine lineare, bidimensionale ricettiva a insolite espressioni del colore. Entrano nebulose, tra le forme cromatiche, delle apparizioni di figure, iconografie smaterializzate che appaiono nella realtà tra il visibile e l'invisibile. Ora alcuni paesaggi si affermano tra realtà e luce nell'immagine di case, alberi, templi, città mitiche e della fantasia, dove una luce epifanica s'integra con il reale, lo intacca, senza del tutto corrompere la profondità, si fonde con i colori trasformandoli nell'armonia.Pavin ha al suo attivo numerose esposizioni.