NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il palazzo, il restauro, il riuso

Un restauro radicale restituisce sempre un’opera sorprendente. Ogni intervento su un manufatto sorprende storici, studiosi, progettisti e tecnici e, da ultimo, anche il pubblico. Il restauro, per addetti ai lavori e non, è sempre un’incognita, ma il più delle volte si trasforma in una sorpresa.

di Fiorenza Conti

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Il palazzo, il restauro, il riuso

A Vicenza le sorprese non mancano mai anche quando si interviene su un edificio “spento” dal tempo e dal degrado, che magari non aveva in facciata elementi che facessero immaginare un alto valore architettonico e artistico.

Se non fosse per una targa che ne ricordava nome e autore, Palazzo Baggio Giustiniani, in contrà San Francesco, forse prima non avrebbe indotto nessuno a fermarsi lungo la via ad ammirarlo o tanto meno a volerci entrare. Tant’è che ha meravigliato gli organizzatori il fatto che domenica 27 marzo in occasione della Giornata Fai di Primavera, nelle otto ore di apertura al pubblico in via straordinaria, il palazzo sia stato visitato da una folla di persone, soprattutto giovani.

Il palazzo, il restauro, il riuso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il 30 marzo scorso, l'inaugurazione ufficiale dei restauri (presenti, tra gli altri, il direttore generale dell’Usl 6, Antonio Alessandri, e il presidente della Fondazione Cariverona, Paolo Biasi), con la benedizione dell'amministratore diocesano monsignor Furian, ha poi restituito a Vicenza il palazzo, inanellando un’altra perla artistica al già vasto e variegato patrimonio di questa città del Palladio che non brilla solo per le sue opere.

Grazie alle sue non usuali dimensioni – il suo fronte sulla strada è “quasi interminabile”, per dirla con le parole di Ferdinando Rigon – la città potrà godere delle sue potenzialità d’uso e d’impiego con una destinazione autenticamente sociale. Infatti qui troverà la sua sede la Fondazione Progetto Ematologia con i suoi laboratori di ricerca nel campo delle malattie ematologiche, sviluppo d’eccellenza dell’attuale Dipartimento per le “Terapie cellulari e l’Ematologia” dell’Ospedale San Bortolo.

InolIl palazzo, il restauro, il riuso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)tre, nelle sale della parte centrale del palazzo hanno trovato degna dimora i 5 mila volumi del fondo librario di famiglia, donato dalle sorelle Daniela e Cecilia Carreri alla Fondazione Cariverona, proprietaria dell’edificio, che qui ha trasferito gli uffici vicentini.


Il Palazzo nel patrimonio della Fondazione Cariverona

L’edificio, che era di proprietà dell’Usl 6 e versava in condizioni critiche, è stato acquistato dalla Fondazione Cariverona che lo ha fatto restaurare investendo 7,5 milioni di euro.

«L’iniziativa non è nuova in una città delle più aperte alla cooperazione “istituzionale” nel campo della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale, con il decisivo concorso dell’iniziativa privata che si attiva con scopi di utilità sociale, qual è il ruolo della Fondazione», ha sottolineato nella pubblicazione dedicata al restauro Fabrizio Magnani, soprintendente per i Beni artistici ed etnoantropoligici di Verona, Rovigo e Vicenza. A ciò si aggiunge che Palazzo Giustiniani «è senza dubbio una delle opere più significative dell’architettura seicentesca vicentina, poiché porta a coniugare la grandezza di un progetto architettonico con la preziosità della forma e degli ornati. Il restauro ha prodotto un’esperienza di grande interesse, sia dal punto di vista metodologico sia da quello più strettamente storico».

«In questo momenIl palazzo, il restauro, il riuso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)to noi delle istituzioni guardiamo alla Fondazione Cariverona con grande speranza, in particolare la Città sa quanto deve alla Fondazione per quello che ha finanziato: penso all’Università, alla Basilica, al tempio di S, Corona, a Palazzo Chiericati. La fondazione è benemerita perché attraverso le sue donazioni contribuisce a tenere memoria e ci permette di conservare sia per noi che per le generazioni future. Senza la Fondazione tutto ciò non sarebbe stato possibile. Conservare i monumenti equivale a conservare i flussi turistici», ha affermato il sindaco di Vicenza Achille Variati, intervenuto all’inaugurazione.


La storia di
Palazzo Baggio Giustiniani di Antonio Pizzocaro

Come attesta l’iscrizione sopra il portale d’accesso al palazzo, committente della fabbrica fu Raffaele Giustiniani - nipote di Pompeo Giustiniani - che aveva raccolto una leva mercenaria di soldati Corsi nel 1572 per conto di Venezia. Alla morte di Pompeo, la famiglia Giustiniani emigrò a Vicenza, dove si stabilì Raffaele Antonio.

Il palazzo realizzato dall'architetto Antonio Pizzocaro fu ultimato nel 1656 e abitato dai Giustiniani per cinque generazioni fino alla estinzione del ramo vicentino nel 1812 con la morte di Pompeo (che nel 1805 aveva fatto ristrutturare il palazzo).

Il palazzo, il restauro, il riuso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il palazzo passò poi in eredità a Michelangelo Zorzi di Matteo, figlio di Pompea Giustiniani e nipote ex sorore di Pompeo, e ai suoi discendenti Zorzi Giustiniani che lo vendettero ai primi del '900 a Marco Baggio, direttore dell'omonimo Collegio. Dopo la chiusura del Collegio Baggio, utilizzato come dormitorio dagli studenti dell’Istituto Rossi – tra questi, nel 1914, anche Enzo Ferrari - il palazzo passò all'Ospedale Civile di Vicenza.

Nel volumetto pubblicato per l’occasione dalla Fondazione, lo storico Luca Trevisan, già autore dell’esaustivo volume sul Pizzocaro scrive: «Una lunga facciata spoglia e disadorna caratterizza il fronte impettito del grandioso “Casamento”, risolta nelle linee di un’architettura austera e “severa” cara ad Antonio: un prospetto dal tono militaresco che non dovette rinunciare a un verosimile rapporto dialettico con gli esiti architettonici curati dal Nostro, in quegli anni, dagli spogli immobili dei quartieri della fanteria di cui aveva provveduto sino al 1651».

 

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