NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ma in montagna è... più alluvione

In Piazza ha dedicato due puntate al disastro del 1. novembre 2010 – Nella seconda, come affrontare le conseguenze di un avvenimento devastante con pochi soldi già stanziati, ma resi ancora indisponibili dopo un anno dalla cecità della burocrazia – I sindaci di Recoaro Terme, Valli del Pasubio e Torrebelvicino fanno da testimoni, Paolo Pellizzari si dichiara del tutto solidale con loro

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Ma in montagna è... più alluvione

(g. ar.)- Pare impossibile, eppure c'è un segno più anche per la valutazione delle devastazioni provocate da un evento naturale disastroso come l'alluvione del 1. novembre 2010. Più che evidente la dimostrazione uscita dalla seconda delle due trasmissioni dedicate al tema: la prima su Vicenza Caldogno e zone limitrofe aveva ben descritto quali siano ancora oggi i problemi, i ritardi su interventi di prevenzione che non sono neppure progettati, l'insufficienza dei rimborsi a chi ha pagato senza colpe un dissesto idrogeologico di cui non è responsabile e continua a pagare oggi in termini di fatture da onorare in gran parte con mezzi propri. La seconda trasmissione ha parlato dello stesso tema ma applicato al quadrante collinare e montano e naturalmente si è scoperto una volta di più che basta sfiorare una tragedia per avere come risultato finale una situazione di dissesto a cui si può opporre il rimedio di qualche briciola rispetto alle necessità reali della gente e delle stesse amministrazioni a cui i cittadini si rivolgono direttamente ed in primissima istanza per ricevere rassicurazioni. Ma di certezze non ce n'è una ad eccezione del seguente postulato: se dovesse piovere di nuovo alla stessa maniera si verificherebbero gli stessi travolgenti avvenimenti. Se non peggio.

inpiazza02 (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lo hanno ben testimoniato i tre sindaci delle aree più colpite in montagna Franco Perlotto (Recoaro Terme), Giorgio Calli (Torrebelvicino) e Armando Cunegato (Valli del Pasubio) portando alla tavola rotonda di In Piazza la loro realtà e cioè oltre 300 contrade, quasi 400 chilometri di strade, un'economia che dopo l'abbandono verso la pianura non è che minimamente silvo/pastorale, e infine l'impossibilità totale di aprire la cassa comunale in cui sono custoditi i rimborsi per il semplice fatto che la burocrazia statale e della corte dei conti regionale non liberano i soldi. Basterebbe un timbro, tra l'altro dovuto, e invece no.

Ecco perché perfino un avvenimento così vasto e terribile come un'alluvione di grande dimensione e sviluppo può marcare una graduatoria di più o meno. Con la debita prudenza in montagna l'alluvione è un po' di più, più grave, meno aperta ai rimedi, più complicata dalla situazione d'ambiente.

Ai sindaci si è affiancato Paolo Pellizzari, assessore della Provincia, che non ha dubbi sul fatto che soltanto un'azione compatta a più mani e che coinvolga tutte le amministrazioni può ottenere un risultato. Senza far squadra, come si dice, non c'è pericolo di raggiungere l'obbiettivo, e oltre tutto se ci si deve confrontare con posizioni assolutamente non adeguate alla gravità del momento come quelle -ha detto Pellizzari- dei proprietari di terreni che di fronte agli espropri già concordati ad un prezzo più che decente tentano ora di riaprire il confronto per ottenere più soldi minacciando ricorsi al TAR, raccolte di firme, formazione di comitati, ecc. Non può essere questo il sistema, sottolinea Pellizzari, per contribuire alla soluzione dei problemi specie se si pensa che questa parte dei problemi relativi alle vasche di contenimento nel territorio di Caldogno e negli altri siti erano già stati risolti da tempo. Non sarà la Provincia, conclude l'assessore, a permettere che si riapra questo contenzioso dissennato.

Un anno dopo il territorio montano arranca alla ricerca di un nuovo equilibrio: i tre sindaci descrivono la situazione e non è naturalmente una situazione facile o di prospettiva facilmente abbordabile.

FRANCO PERLOTTO- La situazione di Recoaro Terme è oltre tutto molto particolare. Il Rotolon ci ha imposto scelte precise, non c'era altra possibilità ad esempio se non quella di scegliere per le scuole una soluzione particolare come i prefabbricati. L'alluvione su questo non aveva peso finché non si è verificata perché dopo ne ha avuto dal punto di vista delle difficoltà in termini di tempo e di maggior lavoro che ha creato. La fessurazione delle case è arrivata a 10 centimetri, le scuole sono in difficoltà strutturale, ecc. Fatto sta che la situazione è molto seria e dobbiamo perlomeno arginare i limiti di tempo che l'arrivo delle grandi piogge autunnali ci propone sperando che non si tratti di un altro allarme diffuso. Certo che siamo sul filo...

GIORGIO CALLI- Il territorio è fragile, si presta a danni grossi, su tutte le strade abbiamo avuto smottamenti e frane, più di una trentina, e tutte le vallette che attraversano il paese sono state interessate dal fiume di fango. Ci sono stati smottamenti verso alcune abitazioni con 27 famiglie evacuate di cui due ancora oggi fuori di casa. Il territorio è stato completamente coinvolto ed è da questa situazione che siamo ripartiti.

ARMANDO CUNEGATO- Sono d'accordo con Perlotto e Calli, l'evento ci ha travolto, ha lasciato conseguenze gravissime, direi in più che ci è dispiaciuta la trascuratezza delle prime ore nei nostri confronti. Naturalmente fa sensazione che vengano colpite città come Vicenza, ma bisogna anche fare i conti secondo me con la trascuratezze di anni nei confronti della montagna, trascuratezza che alla fine prima o poi si paga. La verifica è facile perché è chiaro che la montagna rimane per lungo tempo ignorata da tutti, quale che sia il governo, fino al punto da indurre all'abbandono da parte dei giovani e quindi al diradarsi di quelle attività che fanno da presidio per la difesa dell'ambiente, dei boschi, dei fiumi e dei torrenti. I nostri interventi sono stati prima di tutto sui 150 chilometri di strade che ci attraversano e per lavori che erano già programmati per tre milioni di euro. Abbiamo progettato e reso possibili questi lavori ma mi dispiace dire che in questo anno oltre agli interventi di somma urgenza nient'altro è stato fatto. Questo è dovuto al fatto che un'operazione che poteva e doveva essere snellita per questioni di emergenza è diventata invece ancora più burocratizzata e difficile dal momenti in cui il commissario è passato sotto il giudizio della corte dei conti per tutti i suoi atti. Insomma, dopo un anno siamo ora nella stessa situazione della fine di dicembre 2010.

PAOLO PELLIZZARI- Anche la Provincia aspetta. Tutti i lavori che noi avevamo progettato per le strade soprattutto non facevano parte del regime di estrema urgenza determinato dall'alluvione ma seguendo le leggi degli appalti pubblici. Ci sono momenti in cui la rapidità di intervento è determinante. L'alluvione era uno di quei momenti perché al di là delle risorse definite ora non puoi spendere ed è come non averle. Siamo legati da mille catene che escludono l'intervento di emergenza. Il vero problema degli amministratori è questo, loro devono affrontare un compito immane, scontare colpe antiche, affrontare una situazione da vera e propria guerra al territorio, in un quadro di assoluta emergenza e però di una normativa vecchia e scaduta che non tiene in alcun conto le esigenze vere di queste situazioni così particolari. In più i sindaci vivono la difficoltà evidente di essere costantemente in trincea, di vivere un contatto diretto e costante con i cittadini a cui bisogna dare delle spiegazione che molto spesso non ci sono. Ora in più c'è il limite in più determinato dal patto di stabilità. Come Provincia posso solo confermare che cerchiamo di essere vicini ai comuni perché questo è il momento di fare sistema, di esserci tutti e compatti al momento in cui bisogna decidere qualcosa. Aiutandoci riusciamo a fare poco, figuriamoci se ci presentiamo divisi.

Ma in montagna è... più alluvione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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