Lo scatto fotografico individua lo sguardo d'architetto di Andrea Garzotto, diretto a fissare "frammenti" di città, messi a fuoco per comunicare in bianco e nero brandelli, spezzoni di realtà urbane. S'avvia un percorso di immagini di facciate grigie, di templi verticali dell'abitare, tra i quali compare improvvisa una chiesa in mattoni con le sue merlature. Inevitabile pensare all'immagine, simile ad un prelievo di realtà privata della ricchezza del contesto.
Emergono le prospettive audaci di ripetute pareti grigie, il senso di profondità di spazi carichi d'ombra, i ritmi di chiari e di scuri resi dall'articolarsi di balconi, rivestimenti esterni, l'improvviso tetro spazio vuoto tra edifici anonimi, privo d'ogni presenza umana. Entrano, per diritto dell'autore, le particolarità del taglio ottico, le scansioni tra pieni e vuoti, i passaggi cromatici tra la varietà dei materiali edilizi; è lasciato ogni richiamo antropologico e storico: manca il miracolo della città e lo spettacolo pulsante della sua vita.
Curatore della mostra e coordinatore eventi culturali: Pietro Buia.