Vascon (Provincia): "La qualità fra i giovani"
«Il ragionamento è semplice -ci dice Luigino Vascon, assessore provinciale all'agricoltura- il ministro deve difendere, in un momento di estrema crisi, le nostre produzioni. L'agricoltura non è in crisi: sta boccheggiando. È in difficoltà da molto tempo e fa parte dei suoi doveri escogitare anche sistemi per lenire questi affanni del settore. Inoltre, vi è da dire che che sono di gran lunga qualitativamente superiori. Mi chiedo per quale motivo nella ristorazione di massa non si possano utilizzare buoni prodotti di origine italiana che, fra l'altro, hanno una tracciabilità superiore a quella dei partner internazionali».
Non ne viene meno dell'etichetta e del nome?
«Quando un prodotto viene consumato in loco viene apprezzato, ma se si inizia a mettere in bocca ai ragazzi prodotti sani, possiamo avere ricadute positive che vanno al di là della continuità della filiera, vale a dire la tutela della salute e la promozione del territorio».
Può sembrare l'antitesi dello slow food e della promozione del buon cibo.
«Niente affatto. Premesso che vorrei fare un sondaggio e chiedere a una decina di passanti cos'è lo slow food e per questo inviterei ad usare una gergalità più accessibile e comprensibile e attraverso quella veicolare un messaggio che possa avere appoggio.
Penso sia una iniziativa economica e culturale che fa breccia in un sistema promozionale che colpisce fasce altrimenti non raggiungibili, quelle dei più giovani».
Meggiolaro (Coldiretti): "L'Asiago è già una realtà diffusa"
Anche per Diego Meggiolaro, presidente provinciale della Coldiretti è una scelta giusta. «Mi fa piacere perché vuol dire che c'erano delle richieste in questo senso. Si va così a valorizzare i prodotti di origine e si implementa così la grande catena di distribuzione. McDonalds, seppur rivolta maggiormente ai giovani, ha capito che la qualità del prodotto certificato, che ha storia ed origine, serve per avvicinare un pubblico anche diverso e per dare garanzie».
Si entra però nella bocca del leone, no?
«A prima vista potrebbe sembrare. Attenzione, però: l'Asiago non è prodotto di nicchia, è a larghissima diffusione, esiste una notevole produzione che può reggere mercati internazionali. Ha un marchio che ne garantisce la certificazione di origine, e un marchio che ne garantisce il percorso produttivo. Siamo di fronte ad una catena che ha scelto la strada per valorizzarli».
Quali altri prodotti locali possono avere analoga diffusione?
«La carne vicentina, più in generale la carne veneta. L'UNICARVE, Associazione Produttori Carni Bovine del Triveneto è una grande produttrice di carne rossa. Produce l' "eletta" e la "sicura" e penso possa essere in grado di spingere questo prodotto in modo adeguato.
C'è poi il Grana padano e c'è anche il vino, che può essere pubblicizzato con i marchi di origine che ne garantiscono la provenienza (IGT e DOCG).
Sull'Asiago posso dire che noi vigileremo affinché, come detto, nel panino ci sia effettivamente l'Asiago. Lo controlleremo con gli organi di controllo e vigilanza e con il consorzio di tutela».