NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ballare dentro un capolavoro

Questa la sensazione dell’artista israeliana Yasmeen Godder protagonista di una coinvolgente performance alle Bolle di Nardini

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Ballare dentro un capolavoro

A Bassano, alle Bolle Nardini, è andata in scena la creazione della coreografa israeliana Yasmeen Godder, "A close look into the happy end". L'artista, in collaborazione con il drammaturgo Itzik Giuli, ha ideato la performance appositamente per il bellissimo spazio realizzato da Massimiliano Fuksas. Suddiviso in tre parti apparentemente molto diverse, lo spettacolo porta in scena un'interpretazione del percorso evolutivo dell'uomo: l'evoluzione sociale dell'essere umano si contrappone alla parte più istintiva e primordiale. L'evento, in prima nazionale, inizialmente si è svolto all'aperto, dove 6 danzatori hanno eseguito una coreografia molto impegnativa che prevedeva un'interazione concreta e totale con l'ambiente e lo spazio circostanti. Nella seconda parte, che invece ha avuto luogo all'interno delle bolle, gli artisti si sono relazionati direttamente con il pubblico, spostandosi da una parte all'altra della struttura, tra le persone. Ogni danzatore ha indossato un ricco costume, realizzato con materiali di recupero, che li differenziava e li caratterizzava. La terza parte si è svolta nell'auditorium. La Godder si è avvalsa della collaborazione di 6 persone del Centro Anziani di Bassano. Ognuno leggeva e interpretava un testo in cui venivano spiegati sia gesti quotidiani che aspirazioni, paure e ambizioni. Al di là del vetro, dietro di loro, i danzatori , in contrasto con il contenuto del testo, mettevano in scena la parte più ancestrale dell'uomo per poi avvicinarsi alla vetrata esprimendo il cammino verso la coscienza di sé.

L'impatto emotivo di questa mise en espace è dirompente e offre molti spunti di riflessione allo spettatore che viene coinvolto direttamente . Nella visione della Godder, come ci dirà nella breve intervista che segue, è compreso tutto il sentire e l'espressività umana e lei sfrutta il corpo e l'interazione con l'ambiente per porsi domande e spingere il pubblico a interrogarsi a sua volta.

Yasmeen Godder è nata a Gerusalemme e cresciuta a New York. Da alcuni anni ha il suo studio a Jaffa, in Israele. Porta i suoi lavori in tutti i più importanti teatri e festival del mondo e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali.

Ha diviso lo spettacolo in tre parti. La prima è strettamente correlata all'ambiente in cui si svolge.

Yasmeen Godder: «La prima parte è, in realtà, un trasposizione fisica di questioni relative a questo tipo di ambiente, alla trasformazione e al ritorno di ciò che c'è nelle loro menti, come un diversa percezione di se stessi. È come portare una sorta di storia della parte psicologia del sé e del sé pensante. Tutti questi differenti livelli si riuniscono insieme nel corpo e si ricostruiscono in questo ambiente. È quasi come una specie di realtà sia fantastica che realistica che si spiega tra gli spazi».

Non ha scelto della musica vera e propria ma un suono continuo al quale si aggiungono altri rumori. Sembra che i ballerini in scena esprimano questi suoni.

«Per me il suono è abbastanza come un ambiente: ho scelto questo perché incarna le differenti emozioni e le riporta tutte, senza imporre una melodia».

Che cosa ha pensato quando ha cominciato a lampeggiare e sembrava che stesse per tempestare?

«Perfetto! Sarebbe stato l'ideale, ho sempre sperato che fosse così!».

Nella seconda parte i danzatori recitano come se fossero quasi delle statue un una mostra d'arte contemporanea. Al tempo stesso si relazionano con il pubblico: una delle danzatrici mi è passata vicina e abbiamo stabilito un contatto visivo che poi si è trasformato in una sorta di dialogo, perché ci siamo seguite con lo sguardo. Tuttavia i "personaggi" che questi artisti interpretano, non interagiscono molto tra di loro se non tramite i desideri che esprimono.

«Ha ragione. La cosa importante, per me, come ha detto, è che funzioni molto sul piano visivo: la percezione delle paure e dell'identità attraverso un costume realizzato con cose trovate per casa che siano espressione di ciò che loro sono e una manifestazione di ciò che avevano. Quello che lei dice del contatto, è parte di questo: una percezione profonda della vita. Loro interagiscono, guardano la gente e permettono alla gente di guardarli».

 

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