NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Intervista all’autore: Walter Maron e i suoi “Misteriosi viaggio del Signor Luce”

Nella sua ultima produzione letteraria, una serie di racconti in cui sogno e fantasia si mescolano dando vita ad una evasione che raggiunge l’astrazione. “Sognare è il mio stile, è una cosa che mi piace e che ritengo una forma d’arte che coltivo sempre”

di Laura Campagnolo

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Walter Maron

Walter Maron, nato a Torino nel 1973, vive a Vicenza dal 1975, città che definisce «piccola, ma caotica». Fin da bambino sognatore instancabile, si nutriva delle favole che la madre gli leggeva. Da lì, la sua curiosità nei confronti del mondo che ha sempre voluto esplorare intimamente, cercando il contatto diretto con la natura. Scrittore per passione, la sua attività artistica è maturata approdando alla sua quarta fatica letteraria presentata alla libreria Edison lo scorso giugno 2010: I misteriosi viaggi del Signor Luce raccolgono una serie di racconti in cui sogno e fantasia si fondono dando vita ad una sorta di evasione che raggiunge il massimo dell'astrazione.

Nei suoi libri prevale il viaggio onirico tra i percorsi della mente. Da cosa deriva il bisogno di evasione dei personaggi?

«Deriva dal rilassamento della mente, da uno stacco netto rispetto alla frenesia della vita quotidiana, dalla volontà di evadere dolcemente, sognando e assaporando le cose belle della vita».

Pensa che il Signor Luce possa essere considerato lo stereotipo dell'uomo di oggi?

«Certo. Tante persone vivono una vita ripetitiva dettata dal lavoro, dagli impegni, ecc. Sicuramente ad ognuno sarà capitato di sentire il bisogno di evadere. C'è chi cerca e trova l'evasione in alcune forme, chi in altre. La cosa più bella rimangono sicuramente i sogni, soprattutto quelli che si riesce a realizzare nella vita».

Il Signor Luce, nei suoi sogni ad occhi aperti, passa da uno stato di coscienza al sogno. Dove finisce la realtà e dove inizia la fantasia?

«Questo passaggio avviene quando il Signor Luce si trova in una situazione di stress. In quel momento si estranea dal mondo e comincia a pensare alle cose belle che può realizzare in maniera diversa. Dallo stacco con la realtà il personaggio prende spunto per evadere dolcemente».

In che modo si riconosce nei protagonisti dei suoi ultimi due libri?

«Sognare è nel mio stile, è una cosa che mi piace. La ritengo una forma d'arte e la coltivo al pari delle altre. I viaggi del Signor Luce e di Marco sono anche i miei, in questo mi riconosco appieno, perché fa parte anche del mio personaggio evadere chiudendo gli occhi».

Nel momento in cui il Signor Luce viene distratto da un particolare, un suono, un profumo o un'immagine che gli evoca un pensiero, subito inizia a viaggiare con la fantasia. Questo richiamo fa pensare ad una novella di Pirandello, Il treno ha fischiato. Le novelle possono essere considerate un modello letterario a cui attingere? Oltre a Pirandello, quali altri scrittori ha seguito?

«Mi piace molto Dickens, amo leggere il suo Canto di Natale. Si tratta della storia di un vecchio avaro che stava per morire e che solo nel finire della sua vita si trasforma in un personaggio positivo, addolcendo il proprio animo attraverso il sogno. Ma ci sono anche altri autori che possono ispirare evasione, basti pensare a Conan Doyle, con i suoi gialli, anche se il fine del racconto è la scoperta del colpevole. Mi viene in mente anche la scrittrice francese George Sand, anche lei autrice di molti racconti di evasione».

Qual è la funzione dei colori nel suo penultimo libro, Arcobaleno Stella?

«Nei racconti il colore diventa una metafora, attraverso il colore si dà l'idea appunto della vita, in contrasto con il bianco e il nero, con il grigiore della realtà quotidiana. L'idea del colore, dunque, stimola l'evasione perché ogni colore ha il potere di richiamare un oggetto, un qualcosa che possa invitare il personaggio a sognare».

In che modo Marco, il protagonista maschile, accompagna nei suoi sogni Stella?

«Marco si libera dalle sue inibizioni e intraprende questo gioco con Stella chiudendo gli occhi e immaginando un qualcosa. Stella subito vede nero, ma poi, dopo un po', cominciano ad apparire il paesaggio, i colori e tutto ciò che ispira i due personaggi. La ragazza rimane affascinata da queste esperienze e inizia a giocare sempre più spesso con Marco. Da lì nascono le loro vicende, le loro storie e anche il loro amore».

Passando dal penultimo all'ultimo libro, avviene una trasformazione dei "luoghi" in "non luoghi". Può essere considerato questo un segno di maturità nella scrittura?

«Certo, questo è senz'altro indice di una certa maturità nella scrittura. Nell'ultimo libro ci sono varie situazioni e vari luoghi, in cui il Signor Luce si ritrova a vivere una parte di vita. Ma la storia del Signor Luce scorre anche nel tempo, torna indietro fino epoche remote e accelera verso mete future, addirittura si ritrova nello spazio: fa tante cose, appunto, nei luoghi più diversi, e proprio da lì partono le sue emozioni. Mentre in Arcobaleno Stella viene raccontata una storia d'amore, nell'ultimo libro si è dato più spazio all'ispirazione e all'evasione».

Nella descrizione dei personaggi femminili, il lettore può trovare un modello di bellezza?

«I modelli femminili sono vari, mi piace spaziare anche in questo. I miei personaggi, sia femminili che maschili sono descritti, oltre che attraverso i connotati fisici, anche nella loro personalità. Così, sia Stella che Rossella, le protagoniste degli ultimi due romanzi, sono figure che hanno una loro personalità forte, sebbene un po' misteriosi. L'icona femminile resta, dunque, avvolta nel mistero».

Dunque, qualcosa viene lasciato all'immaginazione...

«Sì, è questo il mio obiettivo. Quello che voglio lasciare ai miei lettori è la voglia di immaginare, il desiderio di far vivere l'esperienza fantastica del sogno».

La sua arte declina anche in altre forme. Può spiegarci quali?

«Sì, amo molto il cinema: ho partecipato come comparsa ad alcune scene del film Ripley's Game con John Malkovich. Anche quello è stato per me un momento di evasione perché girare un film è comunque una esperienza fuori dal comune. Lo stesso John Malkovich, ha ispirato alcuni miei racconti attraverso il film, Essere John Malkovich, dove l'attore viaggia all'interno della propria mente, nello strato profondo del suo subconscio. Anche il cinema, quindi, è evasione, se pur ad un altro livello».

In che modo riesce a trasmettere le sue emozioni anche attraverso il disegno?

«A volte nei corsi di disegno si danno le regole per rispettare le proporzioni, ma si blocca la creatività. L'altra parte della fantasia sta nei miei disegni liberi».

Quindi i disegni che illustrano le copertine sono opera sua?

«Sia per Arcobaleno Stella che per I misteriosi viaggi del Signor Luce, le copertine sono frutto di una collaborazione. Nei Viaggi del Signor Luce il volto centrale è stato tratto da un lavoro realizzato da mio fratello, mentre gli altri elementi intorno li ha disegnati mia moglie secondo alcune mie indicazioni. L'idea di inserire un volto sognante in copertina mi piaceva molto, però volevo fossero presenti anche altri elementi che richiamavano i racconti. Lo sfondo è volutamente scuro per dare l'idea dell'onirico. In futuro vorrei realizzare dei video di presentazione dei miei racconti in cui il lettore possa immedesimarsi ancora più da vicino nel paesaggio che fa da sfondo alla narrazione».

nr. 36 anno XV del 9 ottobre 2010

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