NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Grappa non fa… l’Unione

Impossibile mettere d’accordo i vari territori, la comunità montana unica destinata a rimanere sulla carta. Nel frattempo Crespano spinge per ottenere i fondi per realizzare una funivia

di Gianni Celi

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Il Grappa non fa… l’Unione

Il Grappa è una cenerentola nell'universo turistico delle tre Province in cui è diviso. Non ci sono strutture capaci di sollecitare l'interesse della gente, sono scomparsi definitivamente tutti gli impianti sciistici (erano quattro inizialmente) e, per di più, c'è una frammentazione di scelte politico-amministrative che non aiutano certo a dargli quella spinta di cui avrebbe bisogno per far tornare i turisti a visitarlo. L'idea vincente sarebbe quella di creare un'unica Comunità montana, al posto delle tre attualmente esistenti, ma, per il momento, la cosa non è fattibile. A spiegarcelo è il presidente della Comunità del Brenta, Luca Ferazzoli [foto], il quale, prima di entrare nel merito degli interventi necessari per rilanciare il Massiccio, ci spiega quali sono gli ostacoli che si dovrebbero superare per creare un ente che parli solo di montagna.

«La Comunità montana, soprattutto quella che verrà - afferma - si dovrebbe occupare principalmente di politica montana, quindi tutela del territorio, promozione turistica, assetto idrogeologico, sviluppo sociale delle popolazioni montane, sviluppo delle risorse montane (acqua, sole, vento, neve eccetera). Altre funzioni fondamentali dovrebbero essere affidate, invece, alle Unioni dei Comuni. Secondo la Finanziaria dello scorso anno, i Comuni con meno di tremila o cinquemila abitanti dovranno esercitare assieme funzioni fondamentali. La gente non si è resa conto che i Comuni come quelli della Valbrenta verranno totalmente svuotati delle funzioni principali quali la polizia locale, la scuola, gli affari generali, la gestione del territorio ed altro ancora. Siamo alle porte del Comune unico. Addirittura ci si pone la domanda se il Comune unico serva o meno dal momento che la Finanziaria demanda alla Regione il compito di individuare dei bacini minimi. Attualmente ne esistono tre: quello di polizia locale, i distretti sociosanitari e le Comunità montane. Allora il suggerimento è quello di partire da quanto già esiste e l'idea forte, che è passata, è quella legata proprio all'esistenza delle Comunità montane alle quali sarebbero affidate le funzioni in forma associata».

«In Regione si sta preparando una nuova legge per le Comunità montane - continua Ferazzoli - e, mi lasci dire, al riguardo, che considero una vergogna che in una valle come quella del Brenta vi siano due Unioni dei Comuni ed una Comunità montana. Allora, nel momento in cui sarà effettuato il riordino, si dovrà capire a chi affidare il compito di seguire le funzioni più importanti, tenendo però anche conto che c'è l'altro settore da seguire in via separata, vale a dire quello della politica montana. Se parliamo di servizi ragioniamo a livello di valle, ma gli interessi che troviamo in valle non sono gli stessi della montagna perché, per quella, io ho la necessità di parlare con Seren del Grappa, con Borso, con Crespano, anche con Fonzaso, ma non con Valstagna. Allora ho detto più volte, negli incontri succedutisi su questo argomento, cerchiamo di capire se siamo carne o pesce e cioè in valle facciamo una Unione dei Comuni ed in montagna una Comunità montana unica. Di fronte a questa proposta abbiamo avuto il no pregiudiziale, non trattabile, dalla Provincia di Belluno. La Comunità montana del Feltrino ci ha detto chiaro e tondo che non si sarebbe mai seduta ad un tavolo ove si dovesse ipotizzare una soluzione del genere. D'accordo su un'unica Comunità, che interessasse tutto il Massiccio del Grappa nella sua interezza ed in tutti i suoi versanti, era solo il collega trevigiano della Comunità del Grappa».

Niente Comunità montana unica per il Grappa quindi, non solo, ma Ferazzoli nutre dei dubbi anche sulla bontà del Piano strategico legato al Grappa che viene portato avanti dall'Unione delle Province venete e che interessa tutti i Comuni che hanno competenza sul sacro monte, le tre Comunità montane e le province di Vicenza, Belluno e Treviso.

«L'estate scorsa è stato fatto un incontro in Valpore sul Massiccio per parlare di questo piano ed altri ne sono seguiti - sottolinea il presidente della Comunità montana del Brenta - però io ho delle perplessità sugli obiettivi che il piano si pone, nel senso che la filosofia del gruppo di lavoro, costituitosi per approfondire le linee da seguire, sta concentrando le attenzioni su Cima Grappa pensando ad una ricaduta a cascata su tutto il territorio. Sappiamo che c'è un progetto che sta portando avanti da anni Crespano e riguarda una funivia che da quel centro arrivi alla Cima. Allora mi sorge spontanea una domanda: se concentriamo tutti gli sforzi su Cima Grappa, aggiungendoci anche una funivia, siamo sicuri che a beneficiare di queste iniziative saranno poi anche le aree poste a quote inferiori? Ho molti dubbi che questo avvenga. Operando in tal modo sono convinto che si facciano soltanto gli interessi di una parte del Massiccio che non è certo quella vicentina. Consideriamo che per un potenziamento turistico montano la Provincia di Vicenza e quella di Belluno abbiamo scelte sicuramente diverse da quelle del Grappa, mentre l'unica ad avere maggiori interessi sul Massiccio è quella di Treviso. Allora, trovo giusto sì lavorare in gruppo, ma dobbiamo avere la certezza che i benefici vengano equamente divisi».

Il sindaco di Crespano, Nico Cunial [foto], assieme ai colleghi di Paderno, Possagno e Castelcucco, sta spingendo alla grande per ottenere i finanziamenti necessari a realizzare l'impianto a fune. Esiste già un progetto di massima in base al quale, partendo dal vivaio Onè, sopra Crespano, si effettuerebbe un primo salto fino all'Ardosetta e da qui a Cima Grappa con arrivo davanti alla Caserma Milano. Il tutto dovrebbe essere realizzato entro il 2018 per festeggiare alla grande il centenario della fine della Grande Guerra. La proposta prevede inoltre l'utilizzo della base Nato dismessa dagli anni Settanta e ormai fatiscente, da utilizzare vuoi come museo degli eventi che hanno caratterizzato il Grappa nel primo e nel secondo conflitto, ma anche come ostello per i tanti giovani che vogliano meglio conoscere il Massiccio. Giusta però l'osservazione di Luca Ferazzoli: se il piano strategico vuol dire soltanto funivia (i milioni di euro da spendere sono importanti) quali positive ripercussioni potranno esserci per gli esercizi pubblici sparsi nel versante vicentino?

 

nr. 08 anno XVI del 5 marzo 2011

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