NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Nomadi, dopo l'episodio Gogna Vicenza a rischio: “Servono nuove ordinanze”

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Nomadi, dopo l'episodio Gogna Vicenza a rischio: “

È la strategia vincente quella della integrazione da parte dei nomadi nel tessuto sociale cittadino?

Busetti: «Nessuno rifiuta l'integrazione, con qualsivoglia etnia, ma nel momento in cui il tentativo di integrare è un monologo e non un dialogo il problema non si risolve perché non è possibile permettere a nessun individuo di vivere in un contesto sociale con regole proprie che esulano da quelle comuni. Finché i nomadi non capiranno che vivere in questa società significa accettare e condividere le regole saranno sempre e comunque fuori dalla legalità. Se tutti facessero quello che vogliono nella società di oggi, con la scusa che fa parte del loro modo di vivere e delle loro abitudini, arriveremo all'anarchia. Una società invece sta in piedi e si regge se le regole vengono rispettate, da tutti. Anche i nomadi quindi devono adattarsi e capire che per l'integrazione nel tessuto sociale cittadino è necessario seguire il modo di vivere civile e le regole. Se accettano tutto questo, nessuno discrimina l'etnia e la loro presenza».

Nomadi, dopo l'episodio Gogna Vicenza a rischio: “ (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Rigon: «Se per integrazione intendiamo la proposta a suo tempo contenuta nel Pat di questa amministrazione di creare cinque nuovi micro-insediamenti sparpagliati per la città, assolutamente no. È facile pensare come questa linea avrebbe portato di fatto alla presenza di complessivi sette insediamenti, nei quali sarebbero confluiti nomadi da tutta la regione con le inevitabili ripercussioni che questo avrebbe portato.
Più in generale andrebbe chiarito una volta per tutte cosa si intende per integrazione. La nostra idea di integrazione implica che chi si affaccia ad una comunità che non è la propria di origine deve quantomeno condividerne e rispettarne la lingua, la struttura economica e sociale e soprattutto le leggi. Nel caso specifico dei nomadi, se la loro volontà è quella dell'integrazione, non devono fare altro che comportarsi come ogni cittadino italiano che si rispetti, ovvero mandare i propri figli a scuola, lavorare onestamente, in poche parole farsi carico dei doveri che sono il fondamento della nostra società, isolando chi tra di loro invece continua a voler vivere di espedienti».

Rucco: «L’assessore Giuliari, dopo l’incauto tentativo di sviluppare micro campi sparsi per il territorio cittadino, giustamente contrastato dai nostri concittadini e dalle forze politiche di opposizione, non ci ha ancora evidenziato i risultati raggiunti in termini di inclusione sociale dei nomadi che avrebbero manifestato l’intenzione di trovare un lavoro regolare e trovare ospitalità in alloggi popolari. Francamente non credo che sia questa la strada corretta. Non credo che ci sia una volontà reale di integrarsi nella nostra società da parte dei nomadi, fatta salva qualche rara eccezione.
In ogni caso l’integrazione non dovrà essere a carico del nostro Comune; i nomadi dovranno farsi carico di tutte le spese come ogni altro nostro concittadino».

E sulla questione interviene anche il senatore leghista Paolo Franco: «Ci sono situazioni sociali di difficile soluzione. Lo "stile di vita" dei nomadi non fa parte della nostra cultura; d'altra parte, per quanto riguarda i nomadi di Nomadi, dopo l'episodio Gogna Vicenza a rischio: “ (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)nazionalità italiana, nessuno può impedire la presenza di comunità che vogliono mantenere i costumi della propria tradizione. Si tratta di principi fondamentali della libertà personale che non possono essere messi in discussione. Quindi il problema è un altro. Da un lato bisogna spingere per una integrazione ai nostri sistemi di vita sociale da parte di chi ritiene di poterlo fare; all'altro occorre intervenire affinché i comportamenti di pochi non calpestino i diritti di molti. Mi riferisco sia alla gestione dei campi nomadi che alla questione sicurezza. In un dibattito televisivo cui ho recentemente partecipato mi è capitato di ascoltare alcuni politici i quali ritenevano necessario finanziare, con risorse pubbliche, le ristrutturazioni dei campi. Ricordo di aver espresso la mia indignazione: qualcuno ha mai pensato di pagare le spese dei nostri anziani per sistemare le loro abitazioni? Non comprendo perché questo dovrebbe invece avvenire per i nomadi! Se i campi sono pericolosi (e i ripetuti incidenti, incendi, ecc. lo hanno dimostrato) e coperti di opere edili abusive, le soluzioni sono due: o, a spese degli interessati, vengono messi in sicurezza e demoliti gli abusi, oppure vanno chiusi. Punto. L'aspetto della sicurezza è quello che più preoccupa i cittadini e riguarda tanto gli stanziali dei campi quanto coloro che invadono le aree pubbliche dei diversi comuni. Per i primi vanno effettuati forti controlli da parte delle forze di polizia e per i secondi imposto il divieto assoluto di sostare. Ricordo bene le dure battaglie di alcuni Sindaci legisti per la salvaguardia della propria comunità, osteggiate dalle associazioni e da qualche magistrato ideologicamente schierato».

 

nr. 27 anno XVI del 16 luglio 2011

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar