NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Un omaggio a Shakespeare e ai suoi sonetti

Nell’ambito di Operaestate è stato proposto un sofisticato spettacolo di cui sono stati protagonisti il cantante Matteo Gobbo e il musicista Giorgio Susana

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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In omaggio a Shakespeare e ai suoi sonetti

Domenica 17 luglio, al Chiostro del Museo di Bassano, si è tenuto il concerto per voce e pianoforte “Shakespeare in Songs”. Il controtenore Matteo Gobbo e il compositore Giorgio Susana al pianoforte hanno presentato, per il festival Operaestate e in prima assoluta, dei sonetti di Shakespeare musicati all'inizio del '900. Altri due sonetti sono stati eseguiti con musica inedita dello stesso maestro Susana. Abbiamo incontrato i due artisti che ci hanno spiegato le particolarità della musica da camera anglosassone del primo '900, un genere rappresentato pochissimo e quindi poco conosciuto ma ricco di fascino e di una piacevolezza d'ascolto che ha conquistato i presenti.

Qual è la genesi del progetto e come è nata l'idea?

Matteo Gobbo [foto a sin.]: «L'idea è nata per omaggiare. una notte mi sono messo a leggere qualcosa e dopo molti anni ho ritirato fuori i sonetti di Shakespeare. Inizialmente non mi dissero nulla, sinceramente: troppo tristi, troppo melanconici. Alla fine invece, esplorandoli e maturandoli, mi dissi In omaggio a Shakespeare e ai suoi sonetti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)che si doveva fare qualcosa di interessante. Allora con il Maestro Susana abbiamo fatto una ricerca su quelli che potevano essere i sonetti musicati e nei primi anni del '900, infatti gli autori che abbiamo proposto sono della fine dell'800, hanno musicato questi sonetti, e poi abbiamo avuto la fortuna che il Maestro Susana ha musicato anche lui due sonetti shakespeariani».

La difficoltà del cantare in inglese in forma lirica?

M.G.: «È incredibile: io riscontro che l'inglese, per quanto riguarda il bel canto e la vocalità, è veramente un po' ostile, personalmente; però, alla fine è un grande lavoro di ricerca. La pronuncia è stata curata da una lettrice di madre lingua che mi dà delle indicazioni, ma sicuramente non aiuta perché non è una lingua basata sulle vocali e sappiamo che invece il canto è vocalità pura».

Giorgio Susana [foto a des.]: «Anche sull'alternarsi e il susseguirsi di molte parole, per cui sulla stessa nota possono esserci più sillabe, cose che in italiano è abbastanza raro trovare».

Tra pop e lirica: il crossover tra questi due generi comporta tecniche differenti o si utilizzano nuove modalità che rendano più versatili i cantanti in modo da non compromettere la voce? C'è un po' questa polemica che chi fa pop si rovini l'impostazione lirica.

G.S.: «Non è vero, perché la musica pop è musica molto cantabile, melodica e orecchiabile, ognuno sceglie il modo di interpretarla e questo è il bello della musica pop, cioè la possibilità di poterla interpretare e riarrangiare come meglio si crede. In questo caso abbiamo portato questi due pezzi miei che ricalcano un po' la musica pop. Anche se ho usato delle armonie che derivano comunque dalla classica, anche a livello formale, la complessità dei pezzi non è sicuramente In omaggio a Shakespeare e ai suoi sonetti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)quello della musica leggera. Il Maestro Matteo Gobbo ha scelto di interpretarli mantenendo la sua vocalità e il suo stile e questa è stata una sorta di scommessa tra me e lui, che però si è rivelata vincente perché mi è piaciuto molto questo modo di interpretarli mantenendo la vocalità lirica».

L'opera di Shakespeare è molto vasta, come avete scelto le canzoni e i sonetti?

M.G.: «Quelli che abbiamo eseguito di Finzi e Korngold li abbiamo già trovati così, poco eseguiti perché abbiamo fatto una ricerca: praticamente mai, se non incisi una sola volta, per Korngold per voce femminile e per Finzi però per voce baritonale».

G.S.: «La scelta è ricaduta poi sul fatto che mi ispiravano questi testi. Io sono un compositore di musica vocale, nel senso che io ho scritto pochissima musica strumentale infatti, perché credo molto nell'abbinamento testo e musica. Questi due testi di Shakespeare che ho musicato, sono quelli che in una raccolta di sonetti mi piacevano di più e che mi hanno ispirato subito, per cui è stato molto facile; diverso è quando ti presentano un testo chiedendoti di scrivere la musica e magari il testo non ti dice niente».

M.G.: «Come facevano gli operisti di una volta».

G.S.: «Esatto».

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