NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Qui, nella terra delle frane. «Ma non lasciamo Recoaro»

Nostro reportage nel comune vicentino a più alto rischio idrogeologico, dove ci sono una sessantina di smottamenti attivi. La "battaglia" del sindaco Franco Perlotto e le storie di coloro che non vogliono andarsene

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Qui, nella terra delle frane. «Ma non lasciamo Rec

(C.R.) Negli Anni Cinquanta e Sessanta, anche grazie alle terme, Recoaro era una delle più rinomate località montane italiane, più conosciuta e frequentata, tanto per capirsi, anche di Asiago. A distanza di mezzo secolo, Recoaro è balzata alle cronache nazionali (in particolare lo scorso anno) per il Monte Rotolon e per la sessantina di frane "attive" che caratterizzano il territorio. Simbolo di questo rischio idrogeologico è proprio il Rotolon che, per quantità di materiale pendente, rappresenta la prima frana del Veneto e la quinta in Italia. Con questo smottamento e con tutti gli altri i recoaresi, con il sindaco Franco Perlotto in testa, sono abituati a conviverci. E a noi hanno assicurato che non intendono lasciare il paese.

 

Il sindaco Perlotto: «Sconvolgimenti causati dall'abbandono della montagna»

 

Qui, nella terra delle frane. «Ma non lasciamo Rec (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il sindaco Franco Perlotto, 54 anni, uno dei conosciuti scalatori italiani, una laurea sul campo in educazione ambientale, si è preso a cuore le problematiche del suo paese. E soprattutto nell'ultimo anno, cioè dagli smottamenti del novembre 2010, dedica parte della sua vita alla difesa dell'ambiente nel suo comune.

«Non è facile fare una disamina complessiva - spiega Perlotto - tuttavia è certo che una delle motivazioni dell’aumento delle frane sia legata all'abbandono della montagna. Una volta qui c'erano i pascoli molto curati e adesso invece ci sono quasi tutti boschi, che non sempre rappresentano un vantaggio a livello idrogeologico. Purtroppo con il passare dei decenni la gente ha abbandonato le montagne, non solo la nostra ma in tutto il Vicentino e in Italia: non è successo nulla di clamoroso, solo il fatto che mancando le persone i terreni restano incolti e ora i nodi vengono al pettine».

In questa fuga dalle montagne, secondo Perlotto esistono grosse responsabilità a livello politico. «Soprattutto nell’ultimo decennio la classe politica, a tutti i livelli, non ha facilitato la permanenza in quota, un errore visto che a molti sarebbe piaciuto restare ma non l'hanno potuto fare per motivi anche economici. E pensare, che in tutto il mondo, il turismo montano è in grande crescita e su questo vengono investite molte risorse. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di fare possibile: ad esempio siamo riusciti a conservare e a far vivere durante l'estate le dieci storiche malghe che producono latte e formaggio e che rappresentano delle microindustrie sul territorio. Fondamentale risulterebbe promuovere il "prodotto della montagna", che non riguarda solo la pastorizia, ma anche il miele, i prodotti tipici e il legname».

Franco Perlotto, abituato a scalare le più alte cime del mondo, non è certamente il tipo che si scoraggia o si abbatte. Eppure fa un quadro preoccupante della situazione. «Nel comune di Recoaro c'è in atto un dissesto idrogeologico gravissimo, con una sessantina di frane attive. La più famosa è quella del Rotolon per la quale sono già state prese contromisure importanti, ma a preoccupare maggiormente è quella in contrada Fantoni, per la quale si sta occupando la Provincia di Vicenza. Dissesti ingenti si registrano anche nelle contrade Rovegliana e Cischele. La priorità? Sarebbero molte per la verità, ma le disponibilità economiche sono ridotte all'osso. L'amministrazione ha preferito innanzitutto risolvere il problema delle scuole del paese, i cui edifici presentano delle vistose crepe e prevedere in via precauzionale il trasferimento dei ragazzi delle elementari e delle medie nei nuovi prefabbricati».

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