(C.R.) Negli Anni Cinquanta e Sessanta, anche grazie alle terme, Recoaro era una delle più rinomate località montane italiane, più conosciuta e frequentata, tanto per capirsi, anche di Asiago. A distanza di mezzo secolo, Recoaro è balzata alle cronache nazionali (in particolare lo scorso anno) per il Monte Rotolon e per la sessantina di frane "attive" che caratterizzano il territorio. Simbolo di questo rischio idrogeologico è proprio il Rotolon che, per quantità di materiale pendente, rappresenta la prima frana del Veneto e la quinta in Italia. Con questo smottamento e con tutti gli altri i recoaresi, con il sindaco Franco Perlotto in testa, sono abituati a conviverci. E a noi hanno assicurato che non intendono lasciare il paese.
Il sindaco Perlotto: «Sconvolgimenti causati dall'abbandono della montagna»
Il sindaco Franco Perlotto, 54 anni, uno dei conosciuti scalatori italiani, una laurea sul campo in educazione ambientale, si è preso a cuore le problematiche del suo paese. E soprattutto nell'ultimo anno, cioè dagli smottamenti del novembre 2010, dedica parte della sua vita alla difesa dell'ambiente nel suo comune.
«Non è facile fare una disamina complessiva - spiega Perlotto - tuttavia è certo che una delle motivazioni dell’aumento delle frane sia legata all'abbandono della montagna. Una volta qui c'erano i pascoli molto curati e adesso invece ci sono quasi tutti boschi, che non sempre rappresentano un vantaggio a livello idrogeologico. Purtroppo con il passare dei decenni la gente ha abbandonato le montagne, non solo la nostra ma in tutto il Vicentino e in Italia: non è successo nulla di clamoroso, solo il fatto che mancando le persone i terreni restano incolti e ora i nodi vengono al pettine».
In questa fuga dalle montagne, secondo Perlotto esistono grosse responsabilità a livello politico. «Soprattutto nell’ultimo decennio la classe politica, a tutti i livelli, non ha facilitato la permanenza in quota, un errore visto che a molti sarebbe piaciuto restare ma non l'hanno potuto fare per motivi anche economici. E pensare, che in tutto il mondo, il turismo montano è in grande crescita e su questo vengono investite molte risorse. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di fare possibile: ad esempio siamo riusciti a conservare e a far vivere durante l'estate le dieci storiche malghe che producono latte e formaggio e che rappresentano delle microindustrie sul territorio. Fondamentale risulterebbe promuovere il "prodotto della montagna", che non riguarda solo la pastorizia, ma anche il miele, i prodotti tipici e il legname».
Franco Perlotto, abituato a scalare le più alte cime del mondo, non è certamente il tipo che si scoraggia o si abbatte. Eppure fa un quadro preoccupante della situazione. «Nel comune di Recoaro c'è in atto un dissesto idrogeologico gravissimo, con una sessantina di frane attive. La più famosa è quella del Rotolon per la quale sono già state prese contromisure importanti, ma a preoccupare maggiormente è quella in contrada Fantoni, per la quale si sta occupando la Provincia di Vicenza. Dissesti ingenti si registrano anche nelle contrade Rovegliana e Cischele. La priorità? Sarebbero molte per la verità, ma le disponibilità economiche sono ridotte all'osso. L'amministrazione ha preferito innanzitutto risolvere il problema delle scuole del paese, i cui edifici presentano delle vistose crepe e prevedere in via precauzionale il trasferimento dei ragazzi delle elementari e delle medie nei nuovi prefabbricati».