NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Una spina a Santa Corona

di Mario Giulianati
17 dicembre 2011

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Interventi

TEATRO SCARPINI E C. 2 (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Si torna a parlare dell’utilizzo della grande fossa di Santa Corona e a proporre soluzioni per rimediare allo squarcio aperto dalle bombe nell’ultima guerra. Comprendo l’interesse che suscita nei commercianti del centro storico, ma non solo in loro, anche in residenti, l’idea lanciata dal consigliere delegato Claudio Cicero, di costruire, in luogo dell’attuale parcheggio “provvisorio” un parcheggio di quattro piani. Può darsi che la Soprintendenza abbia nel frattempo cambiato idea ma già nel passato si è pronunciata, se la memoria non mi fa difetto, in senso contrario. In anni lontani ormai, l’architetto Marco Todescato aveva lanciato una idea, poco più di qualche schizzo, di trasformare la fossa in una piazza aperta ad una serie di attività, negozi, laboratori, che però non sovrastassero per nulla la linea dell’orizzonte aperto sui chiostri dalle bombe. In pratica non ricomporre la quinta su via Canove vecchie. Poi venne, negli anni ‘70 il progetto di un teatro, per allora avveniristico nella struttura tubolare, a firma degli architetti Todescato, Grazioli, Menato coordinati dal prof. Giacomo ScarpiniTEATRO SCARPINI E C. 3 (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica), progetto che diede avvio ad una polemica interrotta solo quando fu posta la parole fine dalla Amministrazione di allora, credo proprio su indicazione della Soprintendenza. Chi fosse interessato a saperne qualche cosa di più, e di meglio, si legga il capitolo “Le spine di Santa Corona” nel libro “L’altalena dei sogni” di Antonio Di Lorenzo dove sono ricordati anche altri progetti relativi al “buco” di Santa Corona. Non ricordo bene se immediatamente prima di questo progetto o subito dopo se non durante, il prof. Antonio Baldo propose di trasformare la grande buca in una teatro-giardino verde, o qual che cosa del genere, anche questo per nulla invasivo.

TEATRO SCARPINI E C- 1 (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) Una idea diversa dalla prima di Marco Todescato ma come quella rispettosa della situazione e dell’ambiente. Vi fu un tempo in cui, a bloccare ogni discorso, furono anche portati alla pubblica conoscenza dei reperti fittili, frammenti di piatti e cose del genere, a dimostrazione che li era sorta in età antichissima una fornace che produceva per l’appunto ceramiche e quindi il luogo non poteva essere minimamente toccato. Il Piano Coppa indicava come luogo per un parcheggio multipiano l’ex macello che oggi si ritiene possibile essere trasformato nel Museo d’arte contemporanea(non moderna, che è un’altra cosa). Una buona idea senza dubbio, così magari si onora l’impegno assunto con Neri Pozza, ma ritengo che il luogo, anche logisticamente più adatto al museo, sia la struttura che si trova ai Giardini Salvi. È, alla fin fine, un gioco ad incastro che consentirebbe di avere ogni cosa al suo posto: Santa Corona non seppellito da un mucchio di cemento, il parcheggio a servizio del Centro Storico in posizione strategica, e un museo d’arte contemporanea in uno spazio perfetto per la accessibilità interna ed esterna e per tanti altri buoni motivi. Con ogni probabilità non succederà nulla di tutto questo e ne torneremo a parlare fra un paio di decine d’anni.

 

nr. 43 anno XVI del 17 dicembre 2011

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