NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Una colazione… per rappresentare l’America

A colloquio con Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia interpreti della commedia tratta dal romanzo di Truman Capote

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

COLAZIONE DA TIFFANY

COLAZIONE DA TIFFANY (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La stagione della prosa del Comunale di Thiene, promossa da Arteven, si avvia alla conclusione con “Colazione da Tiffany”, in scena in ultima replica ieri sera. Lo spettacolo è interpretato da Francesca Inaudi, nella parte di Holly, e da Lorenzo Lavia nei panni dello scrittore che racconta la storia, soprannominato Fred dalla protagonista per via della somiglianza col fratello. La pièce ricalca il romanzo, che Capote scrisse pensando a Marylin Monroe, molto più di quanto non sia stato per il celebre film diretto da Blake Edwards.

Francesca, tu hai detto che per te Holly è come un profumo, qualcosa che rimane impresso, elaborato e inafferrabile, che lascia una sensazione di nostalgia e tenerezza amara. Lei è appunto un personaggio sfuggente, però in qualche modo è come se rimanesse intrappolata nella pièce perché lei vive nella scena. Non è un po’ quello che succede a ogni personaggio, quello di vivere solo in scena e lasciare il ricordo nello spettatore?

COLAZIONE DA TIFFANY (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Francesca Inaudi: «Se un attore è onesto e fedele fino in fondo al proprio personaggio e lo vive, esso vive dentro di lui anche dopo che la rappresentazione è finita. Non puoi uccidere qualcosa che hai scoperto essere in te: questo qualcosa c’è e rimane anche dopo. Questo è un mestiere che ti permette di imparare su te stesso e su quello su cui lavori. Io non credo che Holly viva solo in scena: è l’unica che se ne va e di cui tutti parlano». 

La pièce è una commedia, ma ci sono molti elementi che fanno pensare al dramma: il fatto che lei sia una che vive alla giornata, la morte del fratello, l’arresto, la caduta da cavallo, la perdita del figlio, eccetera. È sufficiente il fatto che il tutto sia trattato con leggerezza ed eleganza a fare percepire questo spettacolo come una commedia visto che, appunto, la situazione che ci viene presentata non è allegra? Anche se fa una bella vita lei non è felice.

F.I.: «Il regista ha deciso di rispettare un’atmosfera che di fondo esiste nel libro e soprattutto nell’adattamento teatrale c’è una brillantezza che può essere quella di Capote, che era sempre venata di cinismo, malinconia e rodimento interiore, che poi sono le cose che hanno portato l’autore ad autodistruggersi e a rovinare con le sue stesse mani quello che aveva costruito. Per me no, non basta: anche nella vita, la felicità è un attimo che dura pochissimo e che passiamo il resto del nostro percorso a inseguire, a portare il nostro livello medio di vita vicinissimo a quegli attimi di felicità. È questo che rende questo spettacolo “tridimensionale” e interessante: Holly non è piatta perché non ti aspetti che nel momento in cui arriva il marito, lei, che ha un’altra vita, lo accolga a braccia aperte, gli canti una canzone eccetera».

COLAZIONE DA TIFFANY (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lorenzo Lavia: «Il pensiero che Colazione da Tiffany parli di una donna è veramente molto riduttivo nei confronti di Truman Capote. È anche vero che c’è una sorta di biografia di Capote all’interno di Colazione da Tiffany perché lei si chiama come sua madre, ma se noi dobbiamo analizzare, Holly è come una rappresentazione dell’America: alla fine l’unica donna onesta è la “puttana”, perché lei fa la prostituta. Tutto attorno ci sono i perbenisti, i ricchi, l’America bianca; lo dobbiamo portare in un contesto socioculturale e politico: Colazione da Tiffany si svolge nel ’43, questi sono tutti figli della grande depressione americana, Holly nel ‘37-‘38 era povera e rubava le galline per mangiare. Quindi non dobbiamo neanche distaccarci da questo, parlando del romanzo. Poi, certo, per motivi di spettacolo e di regia si è voluto portare un aspetto più leggero. Tu decidi che lo spettacolo è una strada, decidi se questa strada è lastricata di vetri o di asfalto, però sempre da un punto “A” a un punto “B” ti porta. Ci sono anche i grandi drammi shakespeariani dove si ride molto, sono letture interpretative».

COLAZIONE DA TIFFANY (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar