NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il direttore è giovane il pubblico ancora no

Andrea Battistoni, l’under già star internazionale parla del suo rapporto con i grandi teatri, la musica e l’orchestra, il soprano Cecilia Gasdia spiega perché nel mondo l’opera è apprezzata anche dai giovani in Italia ancora poco

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Il direttore è giovane il pubblico ancora no

Lo scorso weekend, al Teatro Comunale di Vicenza, si è tenuto il concerto di Natale eseguito dall’Orchestra del Teatro Olimpico con la partecipazione del celebre soprano Cecilia Gasdia e del violino solista Enrico Balboni. La OTO è stata diretta per l’occasione dal M° Andrea Battistoni, giovanissimo direttore d’orchestra veronese ma già star internazionale, che ha conquistato il pubblico con una direzione energica e precisa. Il programma improntato principalmente sulle colonne sonore di Bisanti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)celebri film tra cui Star Wars, The Phantom of the Opera, West Side Story, il Gladiatore, Nuovo cinema Paradiso, Il signore degli Anelli ha riscosso grande successo così come la seconda parte, che è stata caratterizzata da un medley di canzoni natalizie internazionali. L’Orchestra del Teatro Olimpico, con la conduzione del direttore artistico M° Giampaolo Maria Bisanti sarà di nuovo protagonista del concerto di Capodanno che avrà luogo al TCVI la sera del 31 dicembre a partire dalle ore 22. I biglietti sono esauriti già da tempo, ma come già avvenuto nelle scorse edizioni TVA manderà in onda il concerto in diretta a partire dalle ore 22 su TVA canale 10 del digitale terrestre, 832 di SKY e TivùSat, Terra Veneta canale 645 e TVA News canale 295 e in streaming su www.tvavicenza.it e sull’applicazione TVApp. Le repliche andranno in onda martedì 1 gennaio alle ore 12.30 e mercoledì 2 alle 20.45. In occasione del concerto di Natale abbiamo intervistato il M° Battistoni e il soprano Cecilia Gasdia.

 

Mariinsky di San Pietroburgo, Arena di Verona, Massimo di Palermo, Opera di Berlino, San Carlo di Napoli: tutti teatri fondamentali della lirica e della sinfonica. Come viene accolto un giovanissimo italiano, all’estero e in teatri così in portanti?

Andrea Battistoni: «Molto bene. C’è nel mondo un grande interesse per i nuovi protagonisti della scena musicale, è una vera e propria iniezione di sangue: giovani direttori e il pubblico di tutto il mondo accoglie con grande entusiasmo queste nuove proposte e letture che possono essere originali e al passo coi tempi».

Andrea_Battistoni (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Hai diretto “Il Barbiere di Siviglia” al Regio di Parma, storico teatro dal pubblico preparatissimo e intransigente, come hai affrontato una prova psicologica come questa?

«Come sempre il direttore d’orchestra, in realtà, ha la fortuna che una volta che si gira e dà le spalle al pubblico, si confronta solo con l’orchestra, i cantanti e gli artisti con cui ha lavorato, quindi che dietro alle sue spalle assista un pubblico particolarmente esigente o che sia da solo in una sala prove, è esattamente la stessa cosa. Quello che importa al direttore è fare la musica e comunicare la musica per seguire un’idea. Ovviamente sono molto fiero di aver instaurato un rapporto molto bello con questo Teatro».

Per fare il direttore d’orchestra ci vogliono molto talento e dedizione, come accade per ogni artista che voglia realizzare un’opera qualitativamente di valore. Se prendiamo un danzatore o un attore danno un’impronta personale al personaggio o al prodotto artistico che realizzano. Il pubblico come può distinguere lo stile di un direttore d’orchestra che è uno solo e deve caratterizzare l’esecuzione di molti musicisti, lavorando su testo e partitura che tra l’altro non possono essere modificati?

«È un discorso molto complesso, veramente bisogna guardare se il direttore è in grado di diventare un tutt’uno con i propri musicisti. Non c’è bisogno di un gesto grande o particolarmente estroverso o caratteristico, ci vuole un grande carisma da parte del direttore, creare soprattutto fiducia totale nei musicisti che sono pronti a seguirlo in qualsiasi cosa; allora davvero basta uno sguardo e ci si accorge che il direttore, con gli occhi o semplicemente con un piccolo movimento, riesce a cambiare il suono di un’orchestra».

Parlando di riletture: a teatro e nella danza vediamo molti allestimenti nuovi che stravolgono completamente le convenzioni formali e a volte anche i contenuti. È possibile reinterpretare seriamente certe opere sinfoniche o liriche in chiave moderna dal punto di vista della musica senza tradire la struttura principale?

«Quando si affrontano dei capolavori, ci confrontiamo con lavori scritti molti e molti anni fa: rispettarli significa essere estremamente fedeli al testo, il ché non vuol dire essere delle macchine che producono semplicemente note ma che rendono e danno nuova vita a queste note. La musica sulla carta non è niente ma deve vivere con piena convinzione e grande e emozione da parte dei musicisti. Si possono fare, certo, degli esperimenti inserendo nell’organico dell’orchestra sinfonica strumenti moderni, elettronici o il suono del computer ma chiaramente sono cose che non vanno applicate alla musica del passato: la musica dei grandi compositori è moderna, è contemporanea, merita di essere seguita così come è nata con grande coscienza di quello che si sta facendo; è il miglior servizio che le si può rendere. Per il resto si può pensare a scrivere delle cose nuove che sicuramente inglobino il suono di oggi».

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