NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Un po’ intrattenimento un po’ informazione

Corre su questi binari paralleli lo spettacolo di Giobbe Covatta andato in scena a Noventa. Il surriscaldamento del pianeta disegna il profilo di un mondo che cambia in maniera aberrante

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Un po’ intrattenimento un po’ informazione

Questa settimana a Noventa è andato in scena il nuovissimo spettacolo di Giobbe Covatta “6° (sei gradi)”, in cui l’artista napoletano, partendo da studi e modelli scientifici sul clima e la società, descrive il cambiamento del mondo in un futuro aberrante, ridicolo e drammatico in cui il post apocalittico sembra una (in)naturale evoluzione di ciò che viviamo già oggi.

 

Un po’ intrattenimento un po’ informazione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Le battute sono concatenate e molto veloci eppure ogni numero ha una lunga durata. Questo è proprio uno stile suo: come si riesce, anche dopo tanti anni, a mantenere un ritmo così sostenuto e con tutti questi contenuti?

Giobbe Covatta: «Non lo so, in realtà quello che preoccupa a me è cercare non tanto di riempire la scena quanto di dare una emozione, quale che sia, che sia la risata, che secondo me è un’emozione straordinaria. In questo spettacolo c’è anche un’emozione in qualche maniera legata a un senso di colpa, a un timore di che cosa ci aspetta e cosa aspetta i nostri nipoti. In questo spettacolo si narra di questi 6 gradi che si sono accumulati nell’arco di 100 anni. Mentre tutto quello che vado narrando è scientificamente corretto, il lasso temporale non lo è: quei 100 anni permettono di collocare tutto questo in uno spazio dove ci sono ancora i nipoti e dove si riesce ancora a immaginare. Il nonno che lo guarda, dice: “mio nipote vivrà in quella situazione lì?”. C’è un fatto personale. Il problema del riscaldamento del pianeta che non interessa è legato proprio a questo; uno dice: “Ma tra 300 anni, che me ne frega?”, 100 invece sono pochi e riesci a essere sentimentalmente legato a quello che accade».

Un po’ intrattenimento un po’ informazione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)È un po’ quello che è successo alla mia generazione, quando noi eravamo piccoli c’era ancora gente che poteva raccontare la grande guerra ed era una realtà vicina.

«Si».

Questo spettacolo è un po’ una conferenza in qualche modo, perché comunque prende da delle ricerche scientifiche.

«Non sono ricerche, sono modelli».

Sul pubblico vince l’aspetto informativo o quello dell’intrattenimento?

«Il tentativo è quello di coniugare le due cose: la gente paga un biglietto per vedere uno spettacolo, non una conferenza».

La tossicodipendenza dal mercato: la gente scende in piazza. Per l’Iphone 5. Si compra tutto, ma si butta anche tutto. Il consumo non è il motore della società? Molte ricerche scientifiche, il progresso, sono partiti dallo spostamento delle merci: Colombo è andato in America perché cercavano le spezie. Quindi la ricerca di beni di lusso muove l’economia, la ricerca e la tecnologia.

«È vero. Il problema è che in questi ultimi 70 anni, forse anche meno, diciamo dal dopoguerra, questo meccanismo è diventato perverso e nevrotico, non è più legato al piacere, ma alla follia. Quando parlo dell’Iphone 5, ne parlo in maniera personalmente convinta: rispetto all’Iphone 4, il 5 che potrà mai avere di più? Tra l’altro la tecnologia dell’ Iphone 15 esiste già, solo che prima devono mettere in commercio il 6,7,8 eccetera perché devono far comprare il 5, 6, 7 e così via e devono fare in modo che chi ha il 5 dopo 6 mesi dica che lo deve buttare via perché è uscito il 6. Questa follia è un modello, un sistema che secondo me è fallito perché si avvita su se stesso. Il progresso è quella cosa per cui, indipendentemente dal mercato, io ho inventato l’iphone 15, eccolo, non che prima ti devo far comprare tutta la serie».

Lei demonizza il freezer perché lo dipinge come qualcosa che non ci permette più di mangiare il pane fresco, oppure prende in giro i sistemi di sicurezza sempre più sofisticati e costosissimi. Ma non si elogiano sempre le nazioni che spendono soldi per il progresso?

«Si, si, ma per me il progresso è un’altra cosa, io non sto demonizzando, per me il progresso è qualcosa che attiene alla conoscenza, ai sentimenti, trovo più progredita una persona in grado di amare che uno che ha 4 telefonini».

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