NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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“Bisogna sognare insieme a lui”

È questo, secondo l’interprete di Giobbe, il modo migliore per lavorare insieme al maestro Nekrosius che ha esordito all’Olimpico con la sua seconda stagione da direttore artistico della rassegna

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Eimuntas Nekrosius

Il 66° Ciclo di Spettacoli Classici al teatro Olimpico si è aperto con lo spettacolo in prima mondiale “Il Libro di Giobbe” per la regia del celebre regista lituano Eimuntas Nekrosius, anche quest’anno direttore artistico della rassegna. L’anno scorso, per il “Paradiso”, lavoro ispirato alla Divina Commedia di Dante, Nekrosius ha utilizzato in maniera più dinamica la prospettiva dello Scamozzi, quest’anno il tutto si fa ancora più riflessivo nell’estetica di questa nuova pièce, in cui domina l’utilizzo simbolico e l’interazione con gli elementi di scena con la fisicità degli attori che esprimendosi con questi oggetti permettono che il tutto diventi segno per sottolineare i concetti. La parola, la reiterazione del testo e l’espressività diventano un insieme con l’Olimpico, attirando l’attenzione di un pubblico concentratissimo e molto coinvolto. Nonostante i sopratitoli, lo spettacolo riesce a essere letto nella sua completezza e la ripetizione permette di evidenziare il contenuto filosofico e le possibili chiavi di lettura. L’opera è stata interpretata dalla compagnia del M° Nekrosius, Meno Fortas, e a dar vita al personaggio di Giobbe è stato Remigijus Vilkaitis, attore di teatro e di cinema e ministro della cultura in Lituania dal 2008 al 2010, che abbiamo incontrato e che ha espresso molto apprezzamento per il pubblico vicentino e per l’Olimpico. La rassegna all’Olimpico continua fino alla fine del mese di ottobre. Tutte le informazioni su www.tcvi.it/nekrosius 0444 324442.

 

vilkaitis (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)L’Olimpico e le tragedie classiche, quella di Edipo in primis e questo “Libro di Giobbe”: i personaggi risalgono quasi al mito, perché il Libro di Giobbe non si sa bene chi lo abbia scritto e Edipo stesso è un mito. A parte le vicissitudini terribili, cos’hanno in comune?

Remigijus Vilkaitis: «Direi che ci sono alcuni punti in comune ma probabilmente lei sarà d’accordo che il Libro di Giobbe è un’opera molto più antica: sicuramente condividono alcuni punti in comune dal punto di vista della trama, però Giobbe come personaggio non è supportato dal coro, che ha un ruolo fondamentale nelle tragedie greche, forse il ruolo principale, dunque Giobbe come personaggio è completamente solo».

Lo spettacolo è ricco di segni da interpretare, il testo è denso di significati filosofici: qual è la parte del processo di messa in scena che affascina di più voi attori, per quanto riguarda questa pièce e per quanto riguarda lavorare con il Maestro Nekrosisus?

«Oggi ho già avuto una domanda simile: che cosa vuol dire lavorare con il Maestro Nekrosisus, e ho risposto che lui, come artista e come uomo, sta al suo posto, al posto che è destinato a lui e molte delle sue idee nascono non durante le prove ma durante la vita di ogni giorno; e forse ogni artista lavora continuamente vivendo la propria quotidianità, anche sognando. Lavorare con Nekrosius significa questo: devi soggiogarti alle sue idee e anche ai suoi sogni, devi cominciare a sognare insieme a lui e in qualche maniera a capire come risolvere i punti essenziali, quelli che chiede lui e che sono nati nella sua immaginazione».

Lei ha girato anche molti film: come si è evoluta e come si sta evolvendo la cinematografia lituana dai tempi della Russia ad oggi? Per chi studia comunicazione qui, il cinema sovietico è un po’ come il latino al liceo classico.

«Quando ho cominciato a studiare per il mio percorso come attore, per noi, il “latino” era il cinema italiano di Rossellini, Fellini, Pasolini! Da una parte potrei dire che i tempi sovietici erano comodi per il cinema lituano perché c’erano i soldi per girare i film e ci si poteva concedere dei tempi lenti di lavorazione. Certo, c’era la censura e si dovevano evitare alcuni soggetti come la nostra storia o l’indipendenza, ma se non toccavi questi argomenti potevi lavorare con film di alto valore artistico e c’erano i soldi per farlo; adesso abbiamo tanti registi giovani e talentuosi che non vengono supportati dallo Stato e non abbiamo una legge che preveda sovvenzioni per questi registi giovani che spesso non possono realizzare le loro idee ed è un peccato».

Eimuntas Nekrosius (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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