NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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“Pirandello è l’avanguardia”

Così parla Antonio Salines uno degli attori di “Sei personaggi in cerca di autore” che ha inaugurato la stagione di prosa del teatro comunale di Thiene

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Sei personaggi in cerca d’autore

pirandello__nobel (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La stagione della prosa del Teatro Comunale di Thiene si apre con una delle opere più famose di Pirandello, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Portato in scena per la prima volta il 9 maggio del 1921 al Teatro Valle di Roma, la pièce è uno degli esempi più limpidi di teatro di ricerca: dialoghi raffinatissimi, destrutturazione dello spazio scenico inteso come luogo metafisico, assenza di scene o di atti (oggi viene definito atto unico), la problematica relativa alla realizzazione di una e il racconto che vive autonomamente. La scomposizione di tutte le regole è totale e la visione di tutti gli elementi attraverso punti di vista egualmente validi ma assolutamente in contrasto tra loro, fa di questo testo un’opera d’ arte contemporanea di assoluto pregio. Luigi Pirandello vinse il premio Nobel per la Letteratura nel 1934 con la seguente motivazione: "Per il suo coraggio e l'ingegnosa ripresentazione dell'arte drammatica e teatrale". Abbiamo incontrato il celebre attore Antonio Salines che nella pièce interpreta il padre.

 

Già dal momento in cui entrano in scena, i 6 personaggi sembrano dei fantasmi, persone che fisicamente devono esistere e che vogliono avere una loro fisicità, hanno una volontà propria e pensano di poterla esprimere maggiormente se hanno un interprete. Può essere che Pirandello stesse rappresentando le nuove ambizioni di una società borghese emergente?

antonio_salines (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Antonio Salines: “Beh questa è una famiglia disperata dove è successo un dramma, il padre ha trovato la figlia in un bordello e ne sono al corrente tutti, per cui tutti questi personaggi entrano in scena, appaiono dei fantasmi, quasi delle persone, però vogliono espiare quello che è successo sulla scena quasi come se fossero dei personaggi teatrali. Proprio per raccontare la loro storia, un loro desiderio di partecipare, soprattutto il padre, il personaggio che faccio io, insiste a dire alla sua famiglia: “venite, andiamo, ci rimettiamo in discussione tutta la nostra vita, riviviamo tutto quello che ci è successo drammaticamente”. È un po’ questo il senso, secondo me è anche abbastanza autobiografico quello che è successo per cui, questo non lo dice mai nessuno, è qualcosa che è lui ha sentito di portare in scena, vagamente, non quello”.

Il dramma familiare della moglie che non stava bene.

“Esatto, tutta questa cosa qui ritorna in scena quasi se l’autore volesse fissare i personaggi, come dice il padre, artisticamente, portarli a diventare personaggi. Una battuta del padre: “Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché – vivi germi – ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l'eternità!”. Quindi Pirandello che porta in scena una parte della sua vita e vuole espiarla, però vuole di fatto che questi personaggi diventino qualcosa di “artistico””.

Quando il capocomico dice: “Ci siamo ridotti a mettere in scena una commedia di Pirandello” la ricorsività è la stratificazione vengono ulteriormente sfruttate. Quindi abbiamo i personaggi interpretati da voi attori odierni, gli altri attori odierni che interpretano la parte degli attori che devono interpretare voi personaggi, il testo che parla di se stesso e addirittura di colui che ha ideato il tutto. Volendo sollecitare ulteriormente lo spettatore ci può essere un altro effetto specchio,magari nelle parole? Sembra che stiamo parlando del cubo di Rubik!

“Infatti. Questo è fantastico perché è l’unico autore: l’epoca moderna del teatro è stata segnata da Pirandello, non è mai stata ancora superata, e tutti gli altri autori, da Arthur Miller, a Pinter, Ionesco, hanno tutti attinto. Forse era anche l’epoca che ci portava al gioco di specchi, all’inizio il capocomico sta mettendo in scena “Il gioco delle parti”, e quindi questo aspetto qui è perfetto con questo discorso”.

I 6 personaggi sono archetipi eppure presentano sfaccettature talmente complesse che sembra di essere in un quadro di Escher. Pirandello aveva fatto studi classici, e quelli erano gli anni dell’exploit della psicanalisi, che comunque è molto debitrice alle tragedie classiche. Lo stile strutturale creato da Pirandello che genesi potrebbe avere?

“È un giallo: è strutturato come le commedie e le tragedie greche classiche, che poi sono dei grandi gialli, infatti fino all’ultimo lo spettatore è tenuto a vedere come andrà a finire e cosa succederà. Viene da lì, ecco perché è grande questo teatro. Io devo dire che ho conosciuto Pirandello attraverso le letture e non l’avevo mai approfondito come in questo caso. Tra l‘altro quest’anno mi capita di fare due “Pirandelli” perché finito questo vado con una compagnia del sud, Teatro Abeliano di Bari, e faccio Enrico IV”.

Enrico IV col famoso monologo sulla pazzia.

“Sì, che finge di essere pazzo. Siamo a dei livelli incredibili, sono due personaggi enormi: solo recitando ti rendi conto della grandezza di Pirandello, specialmente il padre fa delle disquisizioni di pura filosofia, eppure arrivano immediatamente al pubblico”.



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