NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Un Goldoni all’inglese tutto da ridere

Grande performance di Pierfrancesco Favino che ha portato all’apertura della stagione del Comunale un “Servo per due” dal sapore britannico, sul palco per oltre 3 ore 23 attori e 4 musicisti

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Servo per due

LOCANDINA (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La stagione della prosa del TCVI si è aperta con “Servo per due”, commedia travolgente della durata di 3 ore e 15 in cui si ride anche durante l’intervallo. Protagonista in scena Pierfrancesco Favino che firma la co-regia con Paolo Sassanelli di questa pièce pièce di Goldoni (“Il servitore di due padroni”) rimodernizzata e rivisitata nella ripresa di una versione inglese del National Theatre dal titolo “One man, two Guvnors” diretta da Richard Bean. Sul palco gli attori del gruppo Danny Rose, tra cui l’applauditissimo Ugo Dighiero, e la band Musica da Ripostiglio che suona swing dal vivo. Coprodotto da Gli ipocriti/REP, Teatro della Pergola e Gruppo Danny Rose, lo spettacolo è stato accolto con più curtain calls e standing ovation.

Parliamo della versione inglese del National Theater: loro hanno dovuto studiare la Commedia dell’Arte, considerando che è una tradizione orale che si muove nell’ambito dei “tipi”, che l’azione viene prima del linguaggio, poi anche loro hanno studiato il movimento acrobatico ecc. Voi pure avete fatto un lavoro capillare sulla maschera e sul clown; in cosa vi siete concentrati maggiormente, rispetto alla produzione inglese?

pierfrancesco-favino (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Pierfrancesco Favino: “Il vantaggio è che comunque la nostra tradizione, loro hanno dovuto in qualche modo razionalizzare questo passaggio. Rispetto alla produzione inglese c’è molto più di coreografia e canto. La nostra tradizione del comico mette involontariamente le mani nella Commedia dell’Arte, i tempi comici degli Zanni sono diventati i tempi cominci di Totò e, in maniera diversa, di Checco Zalone. Abbiamo lavorato molto sugli animali,che sono all’origine della maschera. Noi abbiamo lavorato a questo spettacolo per 8 mesi, sufficienti per mettere su uno spettacolo di un certo tipo, considera che si tratta di 23 attori, 4 musicisti, più i tecnici e le persone che ruotano attorno. Noi siamo stati fortunatissimi a incontrare Gli Ipocriti, nella figura di Melina e Marco Balsamo. Siamo pagati tutti allo stesso modo, ci co-produciamo ed è la nostra risposta: in qualche modo formiamo lavoro perché diamo lavoro a tante persone. Tra l’altro io sono molto contento che questa cosa avvenga nell’ambito del privato, in un momento in cui noi attori siamo dipinti come delle persone che vivono di assistenza statale da più parti, e si dice che con la cultura non si mangia: noi vogliamo dimostrare che si può fare impresa con il nostro spettacolo se si dà allo spettatore qualche cosa per cui lui sarà contento di pagare il biglietto. Siamo coproduttori, significa che tutto quello che è il valore economico di questo spettacolo abbiamo deciso di investirlo pagando le persone che hanno fatto parte di questo lavoro oggi, voglio che le persone escano felici, che sia il nostro spettacolo o quello di qualcun altro”.

INGLESE (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Gli inglesi l’hanno ambientata nel ‘63, agli albori della cosiddetta Swinging London, uno dei periodi più proficui per l’Inghilterra dal punto di vista della cultura contemporanea; voi avete scelto la Rimini del tempo del Fascio, con un omaggio a Fellini, al ventennale dalla morte, con il Rex che saluta con la sirena e la musica di Amarcord, il Trio Lescano eccetera. Come mai proprio il periodo degli anni ‘30?

“Perché il periodo degli anni ’30, fatto salvo il riferimento al Fascismo, è un periodo molto più radicato nella nostra mente di quanto pensiamo: ci sono ragazzi di 20 anni che sanno a menadito “Maramao perché sei morto” e non c’è nessuna cover di qualche gruppo di oggi. Il mio non è un discorso socio politico e molto del costume e dell’architettura di interni, la moda, tolto il Fascismo e l’obbligo di alcune cose, è stato molto creativo: architetti e designer come Giò Ponti che hanno formato un’idea, le sneakers della All Stars sono state inventate in Italia negli anni ’30. In più, qui in Goldoni, si parla di tutti personaggi che fanno finta di essere ciò che non sono, e forse quello è stato il periodo in cui maggiormente l’Italia ha fatto finta di essere ciò che non era. L’omaggio a Fellini non è tanto per i 20 anni ma perché per me chi ha raccontato meglio il Fascismo e quello che ha significato è stato, con Amarcord, Fellini. Questo modo di vivere paesano il regime, è una maschera nella maschera: tranne gli iperconvinti, il Fascismo è stato vissuto in questo modo dagli italiani, che poi improvvisamente hanno deciso di saltare da un’altra parte, ed è parte del carattere nazionale quella cosa lì”.

Parliamo della finezza della battuta site-specific dove dite che ci vogliono i sottotioli in lituano ma che tanto a Vicenza siamo abituati!

“Quella era improvvisata! Premesso che Nekrosius è un maestro e ovviamente in questo ambito qua il lazzo si permette di prendere in giro tutto e tutti; io sono un fan accanito di Nekrosius, sapendo che ero qua è stato il lampo di un secondo che mi ha fatto pensare a questo”.



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