NR. 41 anno XXVIII DEL 25 NOVEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Dagli asini alle parabole satellitari. I mille volti del Marocco, fra profumi di spezie e marmi delle moschee

Un lettore ci racconta il suo tour delle città imperiali del Marocco, le sue impressioni e alcune istantanee impresse nella memoria

di Pino Contin

facebookStampa la pagina invia la pagina

Dagli asini alle parabole satellitari. I mille vol

L'onnipresenza dell'asino è un'immagine che ti rimane di ritorno da un tour in Marocco: girando da una città imperiale all'altra, infatti, non c'è piazza, viale, vicolo, mercato in cui non si sia continuamente a contatto con questo animale "prezioso" per la vita locale. Sia come mezzo di trasporto personale che come strumento di lavoro nelle varie attività edilizie o commerciali.

Nei centri minori anche le biciclette sono abbastanza utilizzate, a dire il vero, ma in maniera più ridotta.

I centri storici delle città, ad ogni modo, si presentano tutti con le loro cinta murarie ben restaurate, di colore rosato, di discreta lunghezza e che, specie grazie ad alcune porte ricche di stucchi variopinti, rappresentano un altro indubbio elemento caratteristico del sistema urbanistico marocchino.

Gli edifici di rilevante interesse storico-artistico, invece, sono relativamente pochi: i minareti, le moschee, le case di pregio, le sinagoghe, i fondaci, i laboratori artigianali si sono salvati raramente dall'usura del tempo ma soprattutto a causa della consuetudine delle dinastie al potere di distruggere tutto ciò che rappresentava il vanto del regime abbattuto.

Alcuni apprezzabili restauri sono stati, tuttavia, compiuti recentemente con l'intervento dell'Unesco ed altri sono in corso in varie località.

Ma nella mente non si possono cancellare la ressa dei souk, quella miriade infinita di negozietti, addossati l'uno all'altro, con la merce appesa e esposta dappertutto fino ad occupare parte dei vicoli su cui si aprono, totalmente chiusi in alto da assi di legno, da reti di canne, da coperture metalliche e altro.

I colori dei tappeti, dei prodotti in pelle, dei tessuti, dei monili, delle ceramiche colpiscono insieme a quelli delle spezie, della frutta, nei loro sacchi, spesso disposti in modo accattivante; gli odori dei prodotti alimentari nei banchi, dei dolciumi, delle carni appese mescolati a quelli dei cibi cotti al fuoco, del tè e di altre bevande finiscono con l'accompagnare a lungo i ricordi del turista europeo.

Se, però, l'attenzione si pone agli spazi riservati a queste attività commerciali, alle loro generali condizioni di vivibilità, alla situazione igienica e alle modalità di lavoro di certi artigiani (calzolai, falegnami, fabbri, sarti, lavoratori del cuoio) non si può non considerare l'arretratezza di questo Paese dal punto di vista della modalità produttiva e registrarne la grande distanza dai nostri standard abituali.

Dal 1956 il Marocco è indipendente e il neocolonialismo francese si fa, purtroppo, ancora sentire in molti modi, con vincoli e condizionamenti nei vari settori economici, i quali frenano lo sviluppo dell'industria locale.

L'agricoltura è tuttora, ci assicurano, la più importante attività economica, sia per occupati che per contributo al reddito nazionale, unitamente alle rimesse degli emigrati e all'esportazione di vari prodotti minerari. Mi hanno veramente sorpreso, al riguardo, l'estensione e la varietà dei terreni coltivati, che mi attendevo, al contrario, molto più incolti e aridi riferendomi ad alcune immagini del deserto e delle aree limitrofe diffuse dal cinema.

Per tale aspetto, la loro principale risorsa è l'acqua, che proviene dallo scioglimento delle nevi delle alte catene montuose, che consente un adeguato sistema di irrigazione delle colture. È decisamente la parte dell'Africa settentrionale più favorita in questo senso.

Per vedere all'opera la globalizzazione, da queste parti, occorre entrare nella capitale, Rabat, o nel principale centro economico, Casablanca, oppure nelle periferie moderne di Marrakech o Fès in cui non solo i Mc Donald's fanno la loro apparizione ma, su cartelloni giganti, vengono pubblicizzati prodotti bancari, auto straniere, telefonini e cucine in stile occidentale.

Ma la penetrazione dei modelli e dei miti stranieri è garantita di sicuro dai programmi della televisione, non certo nazionale: è impressionante vedere la disseminazione delle antenne satellitari che sbucano dai tetti squadrati delle abitazioni. Dall'alto, ad esempio Fes (peraltro la più genuina quanto a botteghe, mercati e allo stile di vita tradizionale) è un agglomerato densissimo di terrazze bianche che sembrano tutte cucite tra loro dalle antenne e dai cavi della comunicazione planetaria, tra cui sbucano, qua e là, file di panni stesi ad asciugare.

NOTIZIE CORRELATE

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar