NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Due docenti vicentine protagoniste di un libro di esperienze tra le due guerre

di Mario Bagnara
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Due docenti vicentine protagoniste di un libro di

Attualità del racconto

Ebbene, lasciando ai lettori il piacere di scoprire direttamente il fascino di un'avventura che Elda, nonostante i gravi disagi sopportati con coraggio, generosità e autentico spirito di servizio, rivive, da protagonista in terza persona, con una certa gratificazione per i risultati conseguiti sul piano educativo, umano e sociale, preferisco evidenziare gli aspetti di attualità di questo simpatico testo narrativo.

In tempi in cui si parla e si scrive continuamente dei problemi della scuola italiana, bisognosa di ammodernamento e quindi oggetto, ai vari livelli, di progetti di riforma, in parte anche attuati o in corso di attuazione, può essere interessante la "revisione" di un passato di oltre settant'anni fa, in cui, a prescindere dalle imposizioni propagandistiche del regime fascista, risalta costantemente la sensibilità quasi "missionaria" che, insieme con l'inventiva didattica, caratterizza la protagonista Elda: aspetti che, al di là di ogni più moderna innovazione, sono alla base dell'efficienza della nostra scuola. Ed è interessante che a parlare di questi problemi non siano degli "esperti", veri o presunti, esterni, bensì delle operatrici, la protagonista Boselli e l'autrice Chittero, che si sono formate sul campo.

Ancor più attuale e illuminante lo spirito patriottico - unitario che pervade le pagine del libro, scritto, come si è evidenziato fin dall'inizio, da una vicentina, di origini sarde e friulane, su una maestra mantovana, poi vicentina, che affronta brillantemente le sue prime esperienze didattiche nella terra "redenta" del Trentino - Alto Adige. Non è una lezione da poco in un periodo in cui si discute di decentramento, speriamo solo amministrativo, di separatismo, di conflittualità anche a livello italiano e sono già iniziate le, in parte contestate, celebrazioni nazionali del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Ed Elda Boselli proprio in quegli anni in cui il regime fascista tentava di imporre la formazione italiana con la relativa lingua, lesinando gli aiuti straordinari in base alle risposte di consenso in una regione in cui era fortissima la resistenza austriacante, rappresentata soprattutto dal clero (tutte negative le figure di parroci o religiosi con cui ella viene a contatto), riuscì a conquistare la fiducia e la benevolenza dei suoi ragazzini e delle relative famiglie, tanto da essere addirittura rimpianta, quando, apprezzata anche dalle autorità scolastiche per i risultati conseguiti, veniva costretta a trasferimenti in nuove sedi da "italianizzare".

 

Rapporto idillico con il paesaggio altoatesino

E in questo spaccato di storia italiana degli anni ‘30 sono ricorrenti, fin dalle prime pagine, i riferimenti al paesaggio altoatesino. Già nella prima sede di servizio, Marga di Perento, «i raggi del sole al tramonto accentuavano i colori. I prati sui dossi, contrastando con l'ombra cupa dei boschi, alternavano strisce di giallo brillante a strisce di oro brunito e le cime dei monti in lontananza si coloravano di rosa». E anche quando la giovane Elda è colta dalla nostalgia di casa, ecco delle motivazioni appaganti: «Io, nonostante i disagi, sono contenta di essere venuta quassù. Mi piace la corona di montagne che ci circonda e, soprattutto, godo l'aria limpida e pura di queste giornate di ottobre; probabilmente a Quistello (il paese d'origine ndr) sono già immersi nella nebbia».

Un rapporto idillico che si coglie anche alla fine dei quattro anni di esilio, quando anche la natura sembra esprimere il clima angosciante della vigilia della seconda guerra mondiale: «Nuvole nere temporalesche si addensavano sulle cime dei monti... Sembrava che il cielo rispecchiasse l'atmosfera di turbolenza e di tensione che stava opprimendo il paese, come se un cataclisma stesse per scatenarsi da un momento all'altro».

 

nr. 30 anno XV del 28 agosto 2010

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