NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Cinesi. Prato rassicura Vicenza

di Paolo Usinabia
kagliostro@hotmail.com

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Cinesi. Prato rassicura Vicenza

Rebecca (Confcommercio Vicenza): "I cinesi non sono una minaccia"

Per quanto riguarda la nascita di nuovi esercizi di vendita gestiti da cinesi o da altri imprenditori esteri, il presidente Ascom di Vicenza Sergio Rebecca precisa: «L'apertura di negozi gestiti da cinesi non ha ancora assunto numeri tali da fare inquadrare la situazione come fenomeno evidente e, in qualche misura, "minaccioso" per il commercio. La presenza di nuove realtà di vendita, come possono essere i negozi, i bar o i ristoranti gestiti da cinesi, non fa che aumentare l'offerta commerciale.  Poi ogni operatore, come sempre, deve essere in grado di ritagliarsi la sua fetta di clientela e, soprattutto, adottare le strategie più idonee per fidelizzarla, solo così può rimanere attivo sul mercato».


I parrucchieri "low cost". Artigiani: "Nessun controllo"

Luigi Dal Lago, è responsabile delle categorie di Confartigianato Vicenza e conosce da vicino le istanze degli acconciatori ed estetisti della Provincia di Vicenza, una categoria numerosissima. L'avevamo sentito quando il nostro giornale affrontò il fenomeno dei parrucchieri e dei ristoratori cinesi. Al tempo, circa un annetto fa, i parrucchieri a Vicenza erano due e sotto la richiesta di Confartigianato di effettuare maggiori controlli, si arrivò alla chiusura di un'attività di acconciatura in Viale Milano, tenuta da Cinesi, che in realtà faceva capo da un prestanome di Milano. Ora la stessa attività ha riaperto.«Certo, i controlli ci sono -ci dice- ma sono solo di natura formale, sulle carte! In realtà bisogna verificare concretamente, andare in loco. Se dichiaro di avere un direttore tecnico, tale direttore deve essere in sede e non trovarsi a Milano e fare da prestanome. Non so più come spiegarlo al Comune e agli altri organi di controllo. Dagli uffici comunali mi dicono che alcuni controlli sono di competenza dei vigili urbani. Ma i vigili non fanno capo al Comune? Continuano a rispondermi che le attività che possono essere ritenute sospette sono "a posto con le carte", ma ripeto, le carte non bastano».

Il problema è solo questo?

«No, ce ne sono altri. Gli acconciatori usano prodotti che devono essere commercializzati nell'Unione Europea e devono rispettare una normativa comunitaria che stabilisce per esempio che tali prodotti devono contenere dei tetti massimi di alcune sostanze. Siamo sicuri che vengano usati prodotti sicuri? Siamo sicuri che non accada che vengano attaccati alle vetrine marchi famosi poi i prodotti corrispondano? Le verifiche si fanno sul campo. Ho l'impressione che vi sia una certa renitenza a toccare con mano i problemi, verificarli sul campo. Come accade per le imprese dell'edilizia, dove regna la paura. Altro aspetto. Il prezzo. Per far pagare così poco non è chiaro se e come venga pagato il personale. I controlli vanno fatti anche sulla forza lavoro. I cinesi, comunque, sono la punta dell'iceberg di un problema italiano. Esistono e si inaspriscono le regole a mo' di grida manzoniana, e a fronte di chi non le rispetta, quelli che vengono controllati vengono tartassati».

Sono cambiate recentemente le regole.

«Le misure di liberalizzazione hanno favorito questa situazione. Mentre prima le licenze facevano capo al comune, ora fanno capo a chi ne fa richiesta e vale l'autocertificazione. Il problema è che, se all'estero, vedi Gran Bretagna, a fronte della libertà di autocertificazione c'è anche il controllo su ciò che è stato dichiarato. In Italia si può fare come si vuole».

Cosa consiglia?

«Comune, ufficio del lavoro, guardia di Finanza dovrebbero coordinarsi per controllare e fare rispettare le regole. Non tartassando i soliti noti solo perché hanno una vetrina visibile a tutti, ma scegliendo, casualmente, campioni di esercizi dai registri e andando a vedere».


Ruggeri: "I controlli saranno più efficaci"

Sul fenomeno cinesi è rassicurante anche l'assessore al commercio del Comune di Vicenza, Tommaso Ruggeri. Assessore, dopo parrucchieri e bar ora cominciano anche con le medie superfici commerciali.«Voglio prima ricordare che a Vicenza su 800 esercizi commerciali, 130 sono stranieri e 29 sono cinesi, concentrati nella stragrande maggioranza nell'abbigliamento. Non nell'alimentare. Non è un fenomeno allarmante, non siamo di fronte ad una nuova Prato».

La preoccupazione c'è. Fra gli artigiani per esempio. Compaiono i parrucchieri cinesi low cost.

«Anche qui ricordo che ci sono 800 fra estetisti ed acconciatori nella sola città di Vicenza. Quattro soli sono cinesi».

Gli artigiani lamentano la mancanza di controlli effettivi, materiali sugli esercizi (vedi intervista successiva a Pierluigi Dal Lago di Assoartigiani).

«Lunedì 11 ottobre ci incontriamo appositamente con gli artigiani acconciatori per parlare del nuovo regolamento che abbiamo appena definito. Un regolamento pilota. L'incontro  servirà appunto per concordare con la categoria le forme di controllo che possono essere utili. La categoria ha riconosciuto la validità di questo nuovo strumento che intendiamo estendere anche agli altri comuni della provincia. L'obiettivo è dare certezze. Quando mancano delle regolamentazione certe e chiare anche i controlli sono più difficili. Tale regolamento coinvolgerà tutti gli organi di controllo per rendere più efficace l'attività di vigilanza».

nr. 35 anno XV del 2 ottobre 2010

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