NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Valbrenta e le escavazione: scende in campo Italia Nostra

Dopo quarant’anni l’organizzazione ambientalista bassanese torna a puntare il dito contro le cave

di Gianni Celi

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Valbrenta e le escavazione: scende in campo Italia

S'era verso la fine degli anni sessanta quando un gruppetto di bassanesi, capeggiati dal dott. Bruno Baruchello, decise di contrastare l'espandersi delle cave di basalto che, da decenni ormai, stavano distruggendo la bellezza delle colline fra Marostica e la frazione di San Michele. Sull'onda di questo impegno nacque, il sette aprile del 1971, la sezione cittadina di Italia Nostra che raggiunse l'obiettivo di far dismettere l'attività estrattiva del basalto di cui il Bassanese era diventato un polo importante per le Ferrovie dello Stato. Ora il direttivo, dopo la serie di prese di posizione contro certe scelte che riguardavano strettamente la città, a cominciare dalle "Torri Portoghesi", ha puntato lo sguardo verso la Vallata del Brenta ed, in particolar modo, verso il proliferare di cave sia a destra che a sinistra del fiume.

Quali sono i motivi che hanno spinto il consiglio ad occuparsi di questo problema? Lo abbiamo chiesto al dott. Mario Baruchello [a sin.], referente della Commissione ambiente e salute all'interno dell'associazione.

«Ci siamo occupati di un pensiero di sviluppo diverso della Vallata del Brenta - spiega - ove, fino ad ora, si sono trovate soltanto delle soluzioni di carattere speculativo, come sono per l'appunto le escavazioni. È un'attività questa che porta all'impoverimento di un territorio ed al suo allontanamento da parte dei residenti. Ecco perché, come Italia Nostra, abbiamo cercato di insistere su talune proposte a cominciare dalla ciclopista che potrebbe essere il nuovo "petrolio" per i valligiani. Ora lanciamo un nuovo allarme, quello delle cave che stanno distruggendo l'ambiente ed il nostro vuole essere anche un monito alle pubbliche Amministrazioni perché non stanno controllando quello che succede».

Ma i Comuni che cosa possono fare?

«Possono ostacolare certe attività, dal momento che non c'è un vero e proprio incentivo economico che vada a loro vantaggio con queste cave».

No, un incentivo economico c'è.

«Sì ma è insignificante. Il ritorno monetario dovrebbe essere calcolato sui volumi di materiale esportato».

Ma è calcolato sul materiale di scavo.

«D'accordo, ma lei capisce bene che un'Amministrazione non potrà certo andare a vedere se si sono contati cento camion in più o in meno».

Oltre a questo aspetto cosa vi ha spinto a lanciare una campagna contro le escavazioni in Valbrenta?

«Basti pensare a come vengono coltivate queste cave fuori da ogni regola, dai permessi, dalle concessioni e fuori da ogni logica, perché tu quando crei un fronte di dilavamento, con la scusa di mettere in sicurezza il sito, provochi dei grossi disastri ambientali. Quando piove intensamente non hai più il terreno preesistente che assorba parte di quell'acqua, ma moltiplichi le superfici a frana e, con esse, anche la velocizzazione delle acque stesse. Dei conoidi dovrebbe essere asportata soltanto la parte superficiale e invece succede di tutto e di più. Queste sono vere escavazioni mistificate, nascoste sotto le mentite spoglie degli interventi di sicurezza. Non parliamo poi delle cave di marmo dell'Altopiano [foto a des.]».

Queste come dovrebbero essere coltivate?

«Con terrazzamenti successivi in modo da dare la possibilità alla vegetazione di rioccupare i fianchi della montagna asportati. Non puoi avere trenta-quaranta metri di fronte, ma dieci e un gradino, altri dieci e un altro gradino e così via al fine di creare i presupposti per una rinascita del verde».

Ecco allora che la sezione di Italia Nostra di Bassano, nel 40° della propria fondazione, torna ad occuparsi del gravissimo problema delle escavazioni nel nostro territorio.

«Le cave rappresentano da sempre una delle cause di degrado ambientale a maggiore impatto in quanto modificano la morfologia dei luoghi in modo spesso irreversibile», aggiunge Baruchello.

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