NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Aperta la mostra dei finalisti del Concorso fotografico “Scarpa”

di Fiorenza Conti
fiorenza.conti@venetogiornalisti.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Aperta la mostra dei finalisti del Concorso fotogr

Con Scarpa abbiamo parlato molte volte di fotografia – racconta ancora Zannier, ritornando agli anni ‘50 con la memoria -. Scarpa, devo dire, non sapeva fotografare! Sapeva disegnare con due mani e con intelligenza grafica straordinaria, ma non aveva il talento del fotografo, il che non Aperta la mostra dei finalisti del Concorso fotogr (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)significa nulla, perché ci sono fotografi che non hanno il talento del disegno e di mille altre cose. La fotografia però lo interessava moltissimo e in questo era molto moderno, anche singolare, in quanto negli anni ’50 erano pochi gli architetti che in Italia si occupavano di fotografia, pur utilizzandola moltissimo. Uno di questi era Bruno Zevi e poi, ovviamente, c’era Mario De Luigi, che era in “sodalizio vitale” con Scarpa.

Il Maestro vedeva la fotografia come opera, come immagine, come fatto estetico. Amava la fotografia “pittorealista”: “Xe bea, par un quadro!”, diceva. Questa è una cosa che io invece ho sempre rifiutato della fotografia: è bella se assomiglia ad una fotografia, non ad un quadro!

Scarpa per un certo periodo ha avuto come fotografo Paolo Monti, ma le fotografie di Monti non gli piacevano perché erano troppo ‘nere’. Chi gli piaceva era Ferruccio Leiss (1890 - 1968), che era un personaggio un po’ bohemienne della Venezia degli anni ‘30, anche se ha insegnato chimica a Ca’ Foscar. Era un personaggio così, duro, ma fotografo di grande finezza, magistrale per tutti, Roiter in primis».

«Allo Iuav, successivamente, ci vedevamo durante i Consigli di Facoltà e nelle commissioni d’esame di laurea. Un giorno, prima che Scarpa andasse in pensione, ci trovammo e mi disse: “Quando che te vien a farme ‘na fotografia de quele che resta nela storia!”. Io sono rimasto! Avevo smesso di fotografare nel ’76. Lui su una cartina mi aveva mostrato come potevo raggiungerlo uscendo dall’autostrada a Vicenza. Ma non ci sono mai andato. Morì poco tempo dopo. Mi è dispiaciuto moltissimo. E’ una cosa di cui mi rammarico ancora, perché avrei voluto immobilizzarlo, in quanto, fotografando con il treppiede con una macchina a pose lunghe, l’avrei obbligato ad immobilizzarsi. E riuscire ad immobilizzare Scarpa era uAperta la mostra dei finalisti del Concorso fotogr (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)na soddisfazione straordinaria, un po’ sadica. Questo fa capire che Scarpa era un po’ irrequieto, a volte nevrotico. Lui, in fondo, si preoccupava di lasciare di sé una certa immagine. In realtà, sono poche le fotografie di Scarpa in giro».

A differenza delle fotografie delle sue opere, numerosissime, soggetto prediletto da aspiranti fotografi e professionisti. E questo concorso ha contribuito indubbiamente, come era nel suo obiettivo, ad allargare il mondo degli appassionati di Scarpa, chiamandoli a proporre una lettura critica e originale delle sue opere secondo un progetto visivo che, al di là di un singolo scatto “fortunato”, mostra coerenza stilistica ed espressiva.

Info:

Cisa “Andrea Palladio”
contrà Porti 11, 36100 Vicenza, tel. 0444323014, fax 0444322869
concorsofotografico@cisapalladio.org
http://concorsofotografico.cisapalladio.org/partecipanti.php

 

nr. 27 anno XVI del 16 luglio 2011

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar