NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Faccia a faccia con gli animali selvatici

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Faccia a faccia con gli animali selvatici

FERRARESE ERIKA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Dopo l’intervista a Erica Ferrarese torniamo con i nostri ospiti a parlare della situazione generale degli animali selvatici sul territorio con particolare riferimento alla vicinanza sempre più marcata della loro presenza rispetto ai centri abitati, grandi o piccoli che siano anche alla necessità di un progetto di educazione e formazione che coinvolga le scuole intese nel modo più ampio: alunni e insegnanti.

MAURIZIO POLI- Come ULSS stiamo facendo qualcosa in materia di informazione. Abbiamo cominciato un percorso di zoopedagogia didattica. Lo abbiamo iniziato con qualche difficoltà ma si tratta di una iniziativa che prosegue con l’appoggio dei dipartimenti di prevenzione. Nelle scuole siamo andati e ci torneremo. Ci vuole tempo, personale e organizzazione, ma continueremo. Vogliamo formare addirittura gli insegnanti a queste conoscenze. Al punto di vista legislativo non è che siamo completamente sguarniti. A livello veneto dal 2002 si disciplina tutta la commercializzazione degli animali esotici, e poi dal 2007 la commercializzazione degli animali da compagnia. Tutto il settore è normato sia per gli animali radicati sul territorio sia per quelli che sono diventati radicati con il tempo. Si è obbligati come attività commerciali di vendita, addestramento, toelettatura, ad essere censite ed autorizzate con le movimentazioni degli animali e quindi una tracciabilità conseguente. Ai clienti di queste attività vengono fornite schede con indicazioni di massima e informazioni varie. Così si riesce a capire che gli animali non sono cose ma richiedono responsabilità da parte di chi acquista. Se uno si stanca per diversi motivi dell’animale e si accorge che non ha tra le mani un giocattolo può avere la soluzione di restituire al negozio. Sono coinvolti degli specialisti. Chi gestisce l’attività deve dimostrare di avere una quota di professionalità spendibile.

ZANOTTO FRANCESCO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)FRANCESCO ZANOTTO- La normativa prevede generalmente il divieto di introduzione. I ripopolamenti vanno effettuati dopo studi scientifici e sono consentiti solo se autorizzati. Le specie alloctone nella pesca non sono autorizzate se non in piani specifici che prevedono quantitativi e tutto il resto. Nelle zone di protezione speciali c’è anche una valutazione di incidenza. Il problema principale è però quello dell’0educazione; la vigilanza non può essere continua sul territorio, l’educazione vera invece è fondamentale. Occorre la diffusione della conoscenza fin dalle elementari. Ci siamo occupati di questa diffusione di educazione ambientale che prevedono vari sistemi per spiegare tutto ai bambini facendo capire che qualsiasi azione è uguale o equivalente in qualsiasi parte del mondo. È l’arma migliore che abbiamo a disposizione. Altrimenti l’alternativa è sempre quella di Parco Quercini dive c’è di tutto. Però quell’ambiente è tipico di specie nostre come lo scoiattolo rosso o del picchio rosso che approfittano della presenza di alberi antichi che in campagna non si trovano più. Altra cosa da fare è la pianificazione del territorio. A parte il prelievo venatorio c’è da far fronte alla dinamica naturale che è sempre più rapida di qualsiasi capacità di progettare. A Londra c’è il Tamigi, le rive del Tamigi ed i parchi cittadini. Qui non è così. La nostra pianura è una ininterrotta città e in questi spazi residui vivono gli animali. Non sono loro che occupano le città, ma noi che occupiamo il loro territorio.

MAURIZIO POLI- Per far fronte a queste esigenze educative il servizio veterinario sta promuovendo una collana di filmati brevi a partire dall’acquisto consapevole. Saranno inseriti nel sito dell’Ulss e daranno un quadro completo di informazione. Ci so trova un po’ tutto, con piccole e rapide indicazioni che sono ben comprensibili. Andremo per specie da compagnia e cercheremo di fare una vere e propria collana. La scadenza è a breve termine, si tratta di allestire almeno i primi due cortometraggi entro l’anno.

BONAVIGO GIANCARLO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIANCARLO BONAVIGO- Importante è l’aspetto del danno diretto alle colture. C’è anche un danno indiretto: dove ci sono escrementi le colture come il radicchio diventano inutilizzabili o quasi. Poi ci sono i danni diretti in primavera su barbabietole, frumento ecc. La nutria è un vegetariano e provoca danni specifici. È una parte del problema. L’altra riguarda la stabilità degli argini. In zone diverse dalla nostra meno argillose e più friabili e quindi più fragili appena c’è una salita dell’acqua non conservano staticità, scoppiano letteralmente perché i tunnel che percorrono gli argini fanno crollare tutto. Chi deve risolvere tutto questo? Gli agricoltori dicono che non possono farlo loro, non ci sono i corsi d’acqua, ma anche scoline, fossi interpoderali, che tutti vanno gestiti e mantenuti perché sono alla base del sistema di tutto il processo produttivo delle campagne. I mezzi per intervenire non può averli un singolo coltivatore. Direi che noi siamo tutto sommato avvantaggiati rispetto a Rovigo o a Verona. Stiamo un po’ meglio, ma il problema c’è. Occorre fare squadra e affrontare il fenomeno con mezzi adeguati. Non può essere la volpe, come ho sentito in altre discussioni, il mezzo per combattere la nutria. La volpe può diventare predatore di questa nuova specie, ma per ora può servire solo contro i nidi perchè la nutria vive in acqua e rimane imprendibile per un animale di terra. La volpe può diventare un predatore, ma per ora lo è solo molto parzialmente.

GIANCARLO FERRON- C’è anche il discorso del cinghiale. In pianura o no è un problema diffuso. Il nostro cinghiale è molto più piccolo di quello che ora vediamo qui. Qui da noi ora c’è branco con abitudini specifiche che non sono quelle del cinghiale toscano. Ora tra Piemonte e Veneto c’è un incrocio tra animali centro europei che sono il doppio dei nostri di peso e di dimensione. Gli animali incrociati si riproducono e fanno specie. Sono stati gestiti in maniera poco corretta, perfino si sono incrociati con maiali nostrani. Non hanno predatori, come il lupo, e quindi si moltiplicano con molti più piccoli nelle nidiate. Vanno dove vogliono, in genere non hanno gerarchia e trovano da mangiare di tutto per cui stanno benissimo anche durante l’inverno. I danni sono terribili soprattutto nelle zone scoperte dei pascoli dove una sorte di pelle della montagna riceve una specie di aratura che quando piove favorisce dilavamento ed erosione. Controllarli è impossibile perché ormai le zone pedemontane sono a bosco fittissimo e diventano introvabili, salvo quando ci si accorge dei danni che producono. Qualcosa si fa in Piemonte ma con molta difficoltà. Qui il ragionamento è tutto da affrontare perché i cinghiali sono dappertutto.

 

nr. 39 anno XVI del 19 novembre 2011

Faccia a faccia con gli animali selvatici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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