NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Il “ratto” diventa italiano e sale all’Olimpico

L’opera di Mozart, originariamente in tedesco, sarà presentata al Teatro Olimpico nella versione in italiano. Il maestro Rigon: «Il testo si adatta perfettamente alla musica»

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Il “ratto” diventa italiano e sale all’Olimpico

Mozart (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Domenica 20 maggio inizia la XXI edizione della rassegna “Settimane musicali al teatro Olimpico” con un’opera di Mozart, “Il ratto del serraglio”. Originariamente in tedesco, la versione che vedremo domenica al teatro Olimpico fu tradotta in italiano, ma mai rappresentata. Domenica verrà eseguita per la prima volta in assoluto dall’Orchestra del Teatro Olimpico, diretta dal M° Giovanni Battista Rigon. Lo abbiamo incontrato insieme al regista Antonio Petris ed è intervenuto il costumista Marco Nateri. Il debutto è domenica 20 alle ore 18 con replica lunedì 21 e mercoledì 23 maggio alle ore 20. La rassegna si conclude il 10 giugno. Per info e biglietti www.olimpico.vicenza.it e www.tcvi.it

 

Petris, questa è un’opera d’ambientazione esotica e questo tipo di riferimento lo possiamo sentire anche nei suoni creati dai molti strumenti a percussione. Quanto l’atmosfera creata da determinato tipo di organico strumentale può influenzare l’ispirazione e le scelte di allestimento?

Antonio Petris: «Sicuramente può influenzare. Poi ognuno ha la sua immagine: spero che questo esotismo sia un richiamo al tempo, ma soprattutto, ciò che mi interessa è il richiamo ad oggi. La storia che ci attraversa la conosciamo, più importante è conoscere il nostro presente, secondo me: è importante che l’opera viva oggi nell’ambientazione dell’opera stessa».

Maestro Rigon, l’opera originale è in tedesco e la musica fu pensata per quella lingua. Tradurre l’opera in italiano che tipo di adattamento ha richiesto?

GiovanniBattistaRigon (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Giovanni Battista Rigon: «Peter Lichtenthal era un austriaco, apostolo della cultura mozartiana, aveva vissuto 50 anni a Milano e faceva eseguir e la musica di Mozart in tutti i salotti. Oltre ad aver allestito la prima del “Don Giovanni” e de “Il Flauto Magico” alla Scala, fece anche questa operazione qui. Era medico, ma anche compositore, ha trascritto egli stesso il libretto e lo ha anche musicato quindi è stato molto più attento. Devo dire che quasi non ci sono adattamenti ritmici e variazioni della melodia rispetto all’originale e il testo si adatta quasi perfettamente alla musica di Mozart».

L’anno scorso abbiamo visto il Don Giovanni, che come dicemmo, nella struttura musicale anticipa un po’ alcuni stilemi tipici del romanticismo. Nelle parti più corali “Il ratto del serraglio” sembra un po’ barocco, è un’impressione corretta?

GB. R.: «Si, anche perché questi cori e percussioni, queste turcherie, sono cose già molto presenti nel barocco, questo esotismo e questo gusto anche per l’orrido: non dobbiamo dimenticare che le bande turche son nate come bande d’esercito che avevano il duplice scopo di incitare i turchi all’attacco e spaventare i nemici, per cui è un esotismo sentito molto fortemente».

Nel passaggio dalla musica del ‘700, che probabilmente subisce ancora l’influenza barocca, alle opere successive di Mozart, che come dicevamo anticipano il romanticismo, quali sono gli elementi musicali che rimangono e quali quelli che invece si disperdono?

«Mozart, come tutti i grandi, è difficile dire se sia barocco, classico o romantico: è talmente grande ed espressivo che ha dentro tutto. Qui in particolare, ci sono dei passaggi di registro: sentirete per esempio, nel secondo atto, nel duetto dei due bassi, che nella versione originale è un’aria di Osmin, c’è un passaggio completamente diverso, passa dal comico al sublime, arriva a un recitativo accompagnato dei due nobili. Anche in questa opera non dobbiamo dimenticare la visione che aveva Mozart del mondo: come nel “Don Giovanni” o ne “ il Flauto Magico”, ci sono i vari livelli sociali che poi sono i vari stadi di consapevolezza dell’uomo. Ne “ Il Flauto Magico” non c’è solo Tamino, che è la persona colta, nobile che passa le prove e ha diritto a vivere, anche Papageno, che non passa le prove, ha paura, è una persona semplice, ma trova la sua Papagena e il suo posto nel mondo. Anche qui ci sono una coppia di nobili, persone di un certo livello, si presuppone anche culturale o di profondità di sentimenti, e c’è una coppia di persone più semplici: anche loro hanno sentimenti e il diritto alla vita, ma hanno un diverso livello di consapevolezza, e questo si coglie tantissimo. La bellezza di Mozart, secondo me, è anche questa: che lui dia spazio a tutti i personaggi, tutti i caratteri e che lui ami l’umanità in tutte le sue manifestazioni dei vari livelli di consapevolezza».

Petris, considerato il luogo in cui viene allestita l’opera, sarà più una mise en espace vera e propria con pochi elementi essenziali oppure ci sarà una scenografia più articolata? Come ha immaginato la vicenda narrata all’interno del Teatro Olimpico? Ci sarà l’orchestra sul palco.

A.P.: «Orchestra sul palco e pochissimi elementi. Penso che nessuno oggi sia all’altezza di introdurre una scenografia in questo magnifico teatro e credo che sia un’operazione inutile».

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar