NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Rumiz e Gerusalemme tra suoni e silenzi

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Rumiz e Gerusalemme tra suoni e silenzi

Come si conciliano spiritualità e modernità? La spiritualità è inevitabilmente vista come un segno di arretratezza o forse sono solo condizionamenti sociali? Spesso si è più tolleranti con chi professa una religione diversa dalla nostra e, almeno da noi, sembra quasi che a dichiararsi cattolici sia poco elegante, spesso soprattutto negli ambienti culturali.

«Io non è che mi sia mai sentito granché cattolico, ho provato molta attrazione nei confronti del mondo ortodosso e del mondo protestante, proprio perché coprivano delle lunghezze d’onda che il cattolicesimo non copre, però mi trovo ugualmente bene in tutto il mondo cristiano. Io in questo viaggio sono saltato molto disinvoltamente da una religione all’altra, anche se era, per me, un viaggio alla ricerca o la conferma di quelle che erano le mie radici cristiane; radici non dal punto di vista strettamente religioso, ma soprattutto culturale. Diciamo che facendo questo viaggio in territori che erano a maggioranza musulmana, ma anche ebraica io ho ritrovato con una certa soddisfazione il fatto di essere cristiano».

Perché?

«Beh perché il cristianesimo vive molto meglio lontano da Roma, cioè facendo un viaggio in periferia, dove il cristianesimo non era un potere dominante, ma era schiacciato come ai tempi delle persecuzioni degli imperatori romani, ho trovato nel cristianesimo una luce sfolgorante che non si manifesta all’ombra dei palazzi del potere, tantomeno in Vaticano, secondo me. Almeno finora».

Rumiz e Gerusalemme tra suoni e silenzi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Perché libri come “Il codice Da Vinci” hanno una tale presa sul pubblico, tanto che incerti casi vengono addirittura citati nelle note bibliografiche, vengono ritenuti attendibili al punto che attorno viene costruita un’industria editoriale, cinematografica, televisiva? Perché certi aspetti del cattolicesimo devono essere messi necessariamente in discussione e non avviene lo stesso anche all’interno delle altre religioni?

«Noi occidentali siamo più abituati all’autocritica e alla critica. Noi siamo più forti e più deboli contemporaneamente: più forti perché abbiamo radici democratiche più forti, più deboli perché nel nostro mondo potere civile e potere religioso cercano, almeno entro un limite di decenza, di non sovrapporsi mentre nel mondo musulmano queste due cose si confondono drammaticamente. Questo li rende molto più forti, se non aggressivi, nei nostri confronti. Per esempio gli ebrei sono un’identità che è contemporaneamente territoriale, religiosa, etnica e anche linguistica, e quindi è chiaro che avere a che fare con un interlocutore così tetragono ti rende inizialmente più debole».

Molti dei posti che hai visitato non sono battuti dal turismo convenzionale: è un bene o un male per loro e per noi?

«Sicuramente un bene perché quando tu vedi turisti occidentali in bermuda che entrano…».

Li lasciano anche entrare: li ho visti entrare nel Santo Sepolcro e non gli ha detto niente nessuno, davanti ai custodi.

«Evidentemente i custodi del Santo Sepolcro non ne possono più: si trovano di fronte a una marea di volgare che proviene da Occidente che è spaventosa: io spesso ho trovato più rispetto da parte dei musulmani, verso il Sepolcro, i musulmani di là perlomeno, perché sentono quel luogo comunque come facente parte di quella stessa entità sacra a cui loro appartengono».

La maggior parte di noi viaggia come turista, spesso anche in maniera estremamente veloce e superficiale. Il turismo può aiutare il dialogo tra i popoli o crea ulteriori barriere per via di un “effetto acquario” per cui non si capisce cosa si vede e non si ha nemmeno la voglia o la capacità di immedesimarcisi?

«Beh il viaggiatore aiuta, il turismo distrugge perché fa attraversare territori senza prendere atto della miseria o oppure addirittura facendoti credere che la miseria è un elemento di folklore».

Però uno può andare lì un giorno e avere una sensibilità sufficiente quantomeno per rispettare.

«Ma infatti talvolta nei gruppi c’è qualcuno che capisce e poi ha bisogno di ritornare, però quando tu arrivi in un villaggio miserabile e vedi arrivare i ricchi con le cineprese, non è il massimo».

 

nr. 11 anno XVIII del 23 marzo 2013

Rumiz e Gerusalemme tra suoni e silenzi (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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