NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quando la ballerina classica è donna

È questa la sfida della compagnia BalletBoyz che si è esibita al Comunale tra delicatezza e forza

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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BalletBoyz

Questo week end al TCVI è andata in scena una pièce di danza contemporanea intitolata “The Talent 2013” realizzata dalla compagnia BalletBoyz® i cui direttori artistici sono due corografi inglesi di formazione classica, Michael Nunn e William Trevitt. Lo spettacolo è suddiviso in due atti realizzati da due coreografi diversi: il primo, “Serpent”, da Liam Scarlett e il secondo, “Fallen” da Russell Maliphant. La pièce è priva di narrazione convenzionale, ma è ugualmente coinvolgente grazie all’utilizzo molto spettacolare del colore e delle luci che scolpiscono le figure dei ballerini che si muovono su un palco assolutamente spoglio da elemento scenografico. La compagnia BalletBoyz® è molto celebre nel Regno Unito per le produzioni televisive su Channel 4 e per essere un corpo di ballo di soli uomini con formazioni coreutiche molto diverse tra loro.

 

BalletBoyz (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Voi mescolate la danza contemporanea con la classica. Generalmente sono le donne ad essere le grandi di ve della musica classica. Quali sono le principali difficoltà che dovete affrontare quando lavorate con un linguaggio più classico che è effettivamente studiato per l’uomo e la donna, ma principalmente per la donna che ovviamente ha una struttura fisica diversa?

Michael Nunn: «Abbiamo cominciato con la classica, che abbiamo praticato per circa 12 anni, poi abbiamo lasciato il balletto per cominciare ad esplorare altre cose. Danzavamo insieme e per questo è cominciato l’interesse nel lavorare con gli uomini e nel creare una danza che fosse differente proprio perché c’è un equilibrio diverso: normalmente, nel balletto, nel classico l’uomo rimane un po’ indietro, presenta la donna e la deve far apparire bellissima. Quando sei con un uomo è più paritario, con una donna immediatamente tutto diventa qualcosa riguardante l’amore e i sentimenti, con un uomo è molto diverso».

Magari può sembrare qualcosa di più simile a una lotta

M.N.: «Magari sì! Nella prima parte di questo spettacolo gli uomini danzano tutti insieme, c’è una sia delicatezza quanto forza, ma il modo in cui si potrebbe guardare non porta a pensare che questi uomini sono innamorati tra di loro, semplicemente amano molto il movimento e questo è molto diverso. È molto difficile da spiegare, va veramente visto: uno pensa che un uomo che danza con un altro uomo ci deve essere necessariamente una storia dietro».

Quindi la cosa più importante è il movimento e non una eventuale relazione.

M.N.: «Esattamente».

Tutti i vostri lavori sono originali, inediti, scrivete voi il libretto dei vostri spettacoli?

William Trevitt: «Commissioniamo a coreografi e compositori ed è tutto nuovo, gli diciamo cosa vogliamo riguardo alla coreografia e alla pièce e noi supervisioniamo e controlliamo la “forma” di tutto lo spettacolo».

Nei vostri spettacoli c’è qualche citazione da altri titoli più tradizionali come, per esempio, “Romeo e Giulietta” oppure “Il Lago dei cigni” e se ci sono, la gente li riconosce?

W.T.: «Noi no: il pubblico può avere questo tipo di sensazione, ma noi non presentiamo una narrazione».

Voi lavorate molto con la televisione. Quanto la televisione può essere adatta o efficace per mostrare la danza con un linguaggio televisivo appropriato?

M.N.: «Abbiamo cominciato a fare televisione circa 12 anni fa cercando di filmare la danza come credevamo che andasse fatto e siamo andati avanti. Ora facciamo circa 20-25 corti all’anno, commissionati o diretti e quest’anno saranno circa 20. Anche alcuni documentari di danza più lunghi di un’ora o 90 minuti. All’inizio non avevamo alcuna formazione o conoscenza di come utilizzare una telecamera, ma avevamo un gusto, uno stile, che volevamo mostrare. Molto spesso la danza è filmata abbastanza male e la gente se ne disinteressa e non la guarda, per questo se ne vede molto poca in televisione. Ora c’è più danza in tv anche se è più che altro per scopi commerciali».

MTV, VH1…

M.N.: «Esattamente. È per le celebrities: quella danza non è una forma d’arte vera e propria anche se i network possono dire che si fa danza e che le celebrities danzano. Penso che stiano imparando a danzare, ma preferisco molto di più guardare un danzatore professionista».

W.T.: «Qualcuno di oro magari ha avuto un allenamento anche di 20 anni e va molto bene, ma 20 settimane…».

M.N.: «Di certo non uno che prima leggeva le notizie da un giorno all’altro, dopo un mese diventa danzatore, è molto diverso».

BalletBoyz (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)



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