NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dalla casa di accoglienza al teatro

La storia di 3 ospiti che selezionati sono al centro di una performance teatrale curata dal duo Fagarazzi e Chen Zuffellato

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Action 1- Boutiti Douadi Mustapha

Questo week end allo spazio Fabbrica Saccardo di Schio è stato presentato il calendario dal titolo “ 12 Elegie Ramenghe” di Anno Incluso, un progetto che coinvolge gli ospiti di 6 case di accoglienza di Vicenza e provincia e che si è sviluppato artisticamente su più fronti: il calendario grazie alle fotografie su cui sono intervenuti gli stessi ospiti delle case, un documentario a cui hanno partecipato anche alcuni importanti imprenditori della zona e la parte teatrale che è stata curata dal duo Andrea Fagarazzi e I-Chen Zuffellato. Fagarazzi & Zuffellato hanno coinvolto 3 ospiti delle case per delle performance che sono state presentate a Fabbrica Saccardo ma che hanno collaborato con loro anche per uno spettacolo estraneo al progetto, dal titolo “Action 1- Boutiti Douadi Mustapha”, che andrà in scena domani, sabato 19, alle ore 21 allo spazio Shed presso il Lanificio Conte di Schio e che è già stato presentato allo spazio per la ricerca teatrale gestito degli Anagoor, La Conigliera, in provincia di Treviso e che ha avuto molto successo.

Avete già partecipato al progetto “Anno Incluso”? Quando vi hanno contattati vi hanno proposto già un’idea?

Fagarazzi & Zuffellato: “È la prima volta che partecipiamo e quando veniamo contattati chiediamo di avere carta bianca, se dobbiamo partecipare a progetti di questo tipo, per cui non ci hanno commissionato qualcosa, l’unico fattore era di lavorare coi ragazzi ospitati nelle case di accoglienza. Ci conosceva Marina Pigato, la coordinatrice del progetto, perché aveva visto un nostro lavoro, Enimirc, a Santarcangelo, e da lì conoscendo il nostro lavoro era interessata”.

Quindi vi hanno chiesto di fare un lavoro performativo come registi?

“Come laboratorio teatrale, quindi un processo di lavoro che poi si doveva concludere con delle performance”.

Quanto laboratorio quanto tempo ha comportato?

“Sono stati 5 incontri a Vicenza e 5 a Schio, della durata di due ore con due gruppi diversi e poi abbiamo fatto 3 giorni al Tretto in cui abbiamo dormito, mangiato e lavorato insieme, full immersion. Nei laboratori di 3 giorni c’erano più persone, poi come avviene spesso in questi casi, oggi le persone possono esserci e domani non esserci più, perché magari trovano lavoro o per altre questioni personali, puoi trovare una persona un giorno e poi basta. Loro non sono obbligati a partecipare, hanno la libertà di poter scegliere di esserci o meno e poi dobbiamo confrontarci con la quotidianità, quindi se c’è il lavoro viene prima il lavoro. Sono sporadici ma sono serviti a tutti. Nei tre giorni abbiamo fatto il laboratorio teatrale, abbiano chiesto ad ognuno di loro di portare degli oggetti personali che poi hanno comportato in qualche modo un’influenza nell’intervento del calendario. Ci sono alcuni casi, come Douadi, che ha portato la costituzione e da lì lui ha fatto l’intervento, un’altra persona ha molti giochi di prestigio vecchi e nella sua immagine è intervenuto dividendo e facendo esplodere la sua foto e ricomponendola.

Quindi l’elaborazione delle foto del calendario è venuta dopo il vostro workshop?

“Sì, a fine giornata. Facevamo laboratorio tutto il giorno e poi a fine serata, dopo mangiato, loro agivano sulle foto, quindi in modo indiretto il laboratorio ha contribuito in qualche modo ad apportare una serie di materiali su cui poi potevano lavorare sulle foto”.

Questi ragazzi che abbiamo visto questa sera, come sono arrivati fino alla performance di oggi?

“Siamo partiti in circa 25-30 e per varie ragioni altri se ne sono tolti. All’inizio di questi primi 3 giorni noi dovevamo presentare un progetto e avevamo voglia di lavorare in modo specifico con loro 3, gli abbiamo chiesto di collaborare con noi per un progetto nostro che faremo sabato 19 ottobre a Schio, che sono i 3 rimasti. Tra i tanti ospiti avevamo visto in loro qualcosa che ci interessava e anche un loro modo di lavorare con noi che era diverso per la fisicità, nell’impegno e nel modo di approcciarsi. Loro non hanno preparazione teatrale e di danza, però noi abbiamo visto che hanno un talento e sono speciali. Abbiamo fatto un primo studio a Castelminio di Resana al festival che organizzano gli Anagoor”.

Action 1- Boutiti Douadi Mustapha (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)



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