NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dalla casa di accoglienza al teatro

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Action 1- Boutiti Douadi Mustapha

Action 1- Boutiti Douadi Mustapha (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Douadi, nel tuo numero insegnavi e spiegavi un po’ di algerino?

Douadi Mehdi: “È Arabo. Abbiamo scelto delle frasi, alcune provocatorie tipo “non mi importa chi sei”, “non mi piacciono le persone come te”, “sei troppo arrogante”, altre erano più dolci e amichevoli, alcune erano domande sulla politica o su quello che è successo ultimamente nella strage di Lampedusa, alcune d’amore. Ho avvisato i miei ospiti che c’erano alcune frasi provocatorie, ognuno sceglieva la frase e io spiegavo come pronunciare perché avevo scritto l’arabo in lettere latine. Alcuni sono stati bravissimi: un arabo che avesse ascoltato questi italiani che parlavano avrebbe capito tutto. Alla fine avevo dei bigliettini e chiedevo se volevano che scrivessi qualcosa in arabo, un ricordo o il nome, e io traducevo”.

Alla conferenza stampa dicevi che sei in Italia da tanti anni e hai sempre lavorato.

D.M: “Si, ho sempre lavorato, ultimamente faccio parte anche io della crisi, anzi ringrazio il centro di accoglienza Casa Bakhita che mi ha ospitato fino adesso da gennaio, ho avuto la possibilità di partecipare a questo calendario, ho avuto il piacere di conoscere Andrea e I-Chen e fare le performance. Abbiamo fatto lo spettacolo a Treviso, è andato benissimo. Sono contentissimo”.

Potrebbe essere una strada?

D.M.: “Anche io la penso così, veramente. Non ho mai pensato di fare teatro o qualcosa nell’arte, loro vedono che c’è qualcosa in noi tre, speriamo che vada avanti”.

Sarebbe interessante perché non c’è molto teatro con persone straniere.

F&Z: “C’è ma è nell’ambito del teatro sociale. Non facciamo volontariato, né teatro di impegno sociale, teatro politico o arte terapia. È chiaro che vai a toccare degli ambiti che fanno rioggettivare dei traumi, delle tue esperienze. In un altro progetto avevamo lavorato con un centro di riabilitazione psicosociale, ma in ogni caso noi ci relazioniamo sempre con le persone al di là di dove provengono in termini di categoria, come ci potremmo rapportare con qualunque altro professionista. Anche lì abbiamo tentato di riportarli al di fuori dell’ambito sociale: in quel progetto lì avevamo fatto la prima a Bassano Operaestate, in un contesto professionale artistico. Quello che tentiamo di fare anche con loro, oltre Anno Incluso, di portarli proprio al di fuori. In realtà questo progetto sarebbe oltreconfine ed europeo in tutti i sensi perché se tu vai a vedere in Spagna, Belgio, Marocco o Francia, sono tutte tematiche che non affrontano allo stesso modo in cui vengono vissute in Italia, per le problematiche che ci sono, per cui sarebbe ancora più interessante e trasversale. Per questo noi ci teniamo veramente a questo progetto, sicuramente perché sono loro ma perché ha un valore anche storico e politico, oltre che artistico”.



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