NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dalla casa di accoglienza al teatro

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Action 1- Boutiti Douadi Mustapha

Action 1- Boutiti Douadi Mustapha (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)Moustapha, tu hai fatto l’operaio e nella performance racconti l’assistenza e il primo soccorso alle persone che hanno un mancamento.

Moustapha Bennouar: “A me piace molto fare l’infermiere e l’ho fatto già al mio paese”.

Ad un certo punto tu ti metti contro il muro e ti lamenti che in Europa hai trovato ristrettezza mentale, che la gente è chiusa. Tu sei stato anche in altri paesi d’Europa, l’hai trovato solo in Italia?

M. B.: “Solo in Italia. Sono stato anche a Napoli e in Sicilia e non sono come qua a Schio, dico Schio ma è in generale, c’è gente con la mente chiusa”.

Sei stato anche in Spagna. Lì è diverso?

“Sì ad Alicante, è diversissimo”.

Ma perché secondo te? Soprattutto in questi giorni, in occasione di queste tragedie, si dice sempre che l’Italia aiuta e che gli altri paesi non intervengono.

“L’Italia aiuta i nuovi che arrivano, quelli che sbarcano a Lampedusa. Io sono da 20 anni in Italia e 13 a Schio, prima lavoravo, quando uno lavora e ha una casa non deve bussare alla porta dei servizi sociali ma se uno non trova niente, non lavora, non paga le tasse, dove va? Voglio ringraziare Andrea e I-Chen”.

Boutiti, tu hai fatto il calciatore: nella tua performance giochi a pallone in mezzo ai pomidoro e hai la faccia coperta. Perché?

Boutiti: “C’era stata una partita tra Tunisia e Egitto, presero dei ragazzi che avevano litigato con la polizia e li misero in prigione, questa notizia andò in tv e l’ex presidente della Tunisia parlò con Mubarak per dirgli di rilasciare questi ragazzi”.

F&Z: “Ne avevano messi in prigione molti e comunque la canzone (nella performance Boutiti canta una canzone ndr) ha a che fare non solo con questo episodio ma anche con la libertà, la polizia e i militari che hanno una forza al di sopra. Il testo all’inizio dice: “giuro non so quello che sto facendo e non so quello che sto vedendo” e alla fine: “siamo spinti da una forza ma siamo qui lasciatinel buio, cerchiamo la libertà e ci viene sottratta”. Alla fine è una generazione di giovani che sta cercando qualcosa, è la solita faccenda di una costrizione, delle generazioni maggiori che vogliono sopprimere e non lasciare libertà di parola, come in tutte le dittature dopo 15-20 anni o tu lasci una via di fuga di espressività oppure esplode. I pomodori sono legati al fatto che uno dei primi lavori che fanno è quello nei campi, lui no ma loro due sì e anche altri ragazzi che c’erano; il viso coperto è perché alcuni di loro devono stare nell’anonimato: come straniero a volte non hai gli stessi diritti di un italiano, sei in un processo di percorso. Finché non sei arrivato alla meta, che è quella di avere il permesso di soggiorno e di avere tutto in regola, tu sei una persona in un limbo, qualcosa che non è definito”.

 

nr. 36 anno XVIII del 19 ottobre 2013

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