NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ma in montagna è... più alluvione

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Ma in montagna è... più alluvione

Dopo un servizio di Alessandra Altomare sulla situazione della montagna un anno dopo, da Valli del Pasubio a Recoaro Terme passando per Torrebelvicino, torniamo a parlare con i nostri ospiti delle misure di rimedio, dove, come e utilizzando quali finanziamenti.

perlotto franco (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)FRANCO PERLOTTO- Sicuramente il primo rimedio di fondo è quello di tenere la nostra gente in montagna perché se rimane controlliamo anche il territorio, ma l'80 per cento degli abitanti del centro e delle 110 contrade esce dal paese per lavorare. Quello che bisogna cercare è un ritorno vero al bosco e all'economia silvo pastorale che consente la presenza dell'uomo e la migliore sorveglianza sul terreno. È ripartito qualcosa ma occorre di più; il bosco così com'è non è ben trattato e se non è gestito porta a dissesto, dobbiamo fare progetti di radicamento della gente e serve per questo denaro e programmazione. Non c'è ancora niente di tutto questo. Sono sindaco da due anni e mezzo e ne continuo a parlare anche con gli organi superiori e non riesco ad avere risposte anche se dovrebbe essere chiaro a tutti che intervenire da noi significa anche intervenire in pianura perché quello che succede da noi si ripercuote immediatamente in pianura. Se i fiumi provocano questi disastri è a causa dell'incuria. Dove si interviene il risultato è immediato. Quello che è stato fatto nel caso del Rotolon lo dimostra ampiamente, in una situazione storicamente difficile sono stati portati via 70mila metri cubi di materiali ed è stata fatta una ripulitura ottima per cui ora siamo riparati da sorprese dello stesso genere. Ma tutti i fiumi andrebbero affrontati con la stessa cura: se si ripulisce si toglie forza e possibilità a qualsiasi alluvione. Bisogna che noi sindaci ci uniamo convinti.

GIORGIO CALLI- Condivido quel che dice Perlotto; al di là delle opere di prevenzione bisogna ricostruire e curare la viabilità pubblica; abbiamo fatto tutto per arrivare ad avere la progettazione e la cantierabilità; c'è stato l'intervento della Provincia ed abbiamo chiesto di poter delegare ai servizi forestali regionali altri interventi nelle valli minori del territorio; per due progetti importanti ora siamo pronti a partire con le imprese già assegnate e i soldi già stanziati. C'è la necessità che commissario regionale e corte dei conti ci diano la validità: non l'abbiamo e siamo in fortissimo ritardo. I cittadini fanno fatica a capire e hanno ragione, ma ci sono impedimenti che ci bloccano pur avendo fatto tutto per non essere bloccati. Il risultato è che in parecchi punti ci sono ancora pericoli di smottamenti che minacciano la gente. È una grave responsabilità. Torrebelvicino può fare lavori per quasi tre milioni ma pur avendo i soldi non possiamo far niente di niente.

Ma in montagna è... più alluvione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ARMANDO CUNEGATO- Abbiamo fatto un incontro con tutti i sindaci della montagna vicentina tranne Asiago per chiedere alla Regione una normativa che ci permetta di uscire da questa situazione surreale. Sul fatto che la montagna sia stata trascurata non ci sono dubbi. Quando si sapeva bene che le stagioni avevano un loro ritmo da rispettare e si era in grado di esserci per il mantenimento e le manutenzioni necessari era ben difficile che si creassero i presupposti per il dissesto del territorio. Il dissesto è nato dopo che la gente ha cominciato ad andarsene senza che peraltro nelle programmazioni si facesse rientrare un capitolo specifico dedicato alla difesa del territorio montano. Siamo 3400 ed eravamo 6500 solo 30 anni fa. O interveniamo ogni mese e ogni anno oppure ogni anno siamo punto e a capo. Abbiamo danni per 19milioni di euro quando fare i lavori con 3 milioni sarebbe stato possibile risolvere i problemi molto tempo prima.

PAOLO PELLIZZARI- Se non ci sono soldi è chiaro che non si può illudere la gente, ma che la manutenzione del territorio debba diventare una priorità non c'è dubbio. La Liguria conferma drammaticamente. Cosa possiamo fare qui indipendentemente dal governo? Le casse di laminazione pensate che non hanno ancora un progetto eppure è qualcosa che deve andare avanti speditamente; così come non possiamo più perdere tempo con gruppi che magari anche per legittimi interessi personali una volta avuto quel che doveva avere riapre contenziosi già chiusi. Prima di tutto il bacino di Caldogno, 41 milioni di euro. Poi ci sono gli altri bacini e tutto il sistema.

Il sistema è tutto sommato delineato nel progetto che Walter Formenton ha firmato come assessore all'ambiente della Provincia addirittura nel 1997. Ecco il suo contributo su cui riprende poi il dibattito di In Piazza.

WALTER FORMENTON- Sono stato assessore all’ambiente della Provincia dal 97 al 2007 e in quella veste avevo ripreso un progetto pensato negli anni 60 subito dopo la grande alluvione del 66 che prevedeva vasche di raccolta e contenimento sistemate pressappoco dove si trovavano cave dimesse o siti equivalenti. Ne era venuta fuori una mappa che avevo portato in giunta e che era stata esaminata anche favorevolmente; il problema, allora come oggi, rimane quello di troppe competenze sul tema dell’acqua, tante e così strettamente intrecciate che nessuno almeno apparentemente riesce a venirne a capo. Dalla Regione alle autorità di bacino, dai consorzi al genio civile, non si arriva a capo di niente perché manca un coordinatore più alto che dovrebbe essere a mio parere lo Stato.

Il costo di quella serie di opere, se si fosse mai passati alla fase di realizzazione, non sarebbe stato basso, ma sicuramente più basso di quanto si può ottenere oggi per ovvi motivi. Raccogliere le acque serve a due cose principalmente: avere una riserva disponibile da utilizzare in caso di siccità e comunque da poter offrire a clienti pubblici esterni alla nostra provincia con un guadagno che in parte serve ad ammortizzare i costi di realizzazione; in secondo luogo c’era e c’è ancora il problema di contenere le piene e su questo avremmo fatto una verifica molto credibile anche in questa ultima occasione.

Non si è arrivati a costruire quel sistema di vasche perché come ho detto gli intralci di tipo burocratico e di competenza erano molto forti e anche oggi sono rimasti tali. La soluzione al problema si troverà soltanto quando la competenza finale, la supervisione, verrà attribuita ad una autorità non solo sovraprovinciale, ma anche sovraregionale. Il problema del territorio è nazionale. In questa dimensione si possono fare cose che a livello provinciale non è possibile fare, così come si riesce ad equilibrare le esigenze vere di tutti con i consumi veri di tutti. È una questione della quale si deve investire l’autorità governativa e quindi una legge dello Stato.

Ma in montagna è... più alluvione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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